Fu il barone Friedrich von Hügel (1852-1925) a definire “anni terribili” quelli della crisi modernista e mai aggettivo fu più indicato per descrivere il clima che contraddistinse il primo decennio del secolo scorso. Anni di scomuniche, di conversioni e di rigido controllo ecclesiastico promosso dall'enciclica Pascendi Dominici gregis che nel 1909 condannò quello che, più che un movimento univoco ed organizzato, fu un'aspirazione culturale e religiosa profonda che si declinò in gradi e significati diversi a seconda dei suoi promotori. Non è pertanto un caso che alcuni dei principali esponenti del “modernismo” abbiano lasciato delle loro memorie, quasi a voler marcare la loro vicenda personale in quegli anni ed affermare il dovere-diritto di stabilire come si fossero svolti i fatti che li riguardarono, evitando superficiali e omologanti versioni. Tra le più importanti si ricordano: Pellegrino di Roma di Ernesto Buonaiuti (1881-1946), Memorie di un modernista di Salvatore Minocchi (1869-1929) e le Mémoires pour servir à l'histoire religieuse de notre temps di Alfred Loisy (1857-1940).
Un discorso a parte fa fatto per Giovanni Semeria (1867-1931), il quale si contraddistinse sin da subito per una forte indole memorialistica, suoi infatti: Memorie di guerra offerte per gli orfani a tutti i buoni italiani (1924) e Nuove memorie di guerra (1928), attraverso la cui vendita finanziò l'Opera nazionale per il Mezzogiorno d'Italia, I miei ricordi oratori (1927), I miei tempi (1929) e I miei quattro papi (1930-1933). Con il presente volume vengono pubblicate le memorie inedite del frate barnabita, oggi conservate, dopo lunghe traversie, presso l'Archivio Storico dei Barnabiti in Roma e originariamente considerate perdute. Esse coprono un arco di tempo che va dal 1903 al 1913 e corrispondono quindi proprio ai “terribili” anni della crisi modernista, ai quali Semeria offre una parte ampia e molto dettagliata della sua riflessione.
Sono memorie profonde che permettono di comprendere la personalità libera e profondamente cristiana del barnabita ed il suo proposito: il «passaggio dalla religiosità volgare alla religiosità nobile e schietta» (p.79) ovvero, come lui stesso dice, di un cattolicesimo più cristiano, fondato sull'insegnamento di Cristo e lontano da quella «degenerazione ed esagerazione cattolica che si chiama clericalismo» (p.122). Non devono stupire, quindi, le numerose e dure considerazioni, fondate su una conoscenza teologica e storica enorme, su modi di agire e di pensare del cattolicesimo che secondo Semeria sono una forma di rivincita del paganesimo sul cristianesimo. Leggendo le memorie, però, è necessario non commettere l'errore di ricondurre le sue posizioni critiche al fatto che fu “modernista” ma semmai il contrario, ovvero si deve capire che Semeria sostenne la causa di «modernizzare il cristianesimo eterno con la civiltà transeunte» (p.159) perchè aveva un certo modo di vivere, pensare e credere nel cristianesimo ed a motivo di questo contribuì alla causa “modenista”, subendone in prima persona tutte le conseguenze
Concludendo è obbligatorio fare una notazione di carattere editoriale: spiace trovare in appendice a questa edizione brani tratti dalle memorie edite riguardanti il “modernismo” e i papi Pio X e Benedetto XV. Spiace non perchè nelle memorie edite il tono critico di Semeria nei loro confronti sia meno critico e più pacato, ma perchè sembrano essere posti lì quasi a voler corregger il tiro di precedenti e pesanti critiche. Certo, come affermano i curatori dell'opera, una lettura sinottica tra tutte le memorie di Giovanni Semeria è utile ma non è questa la sede né il modo. Lasciare ad un testo la sua originaria integrità significa prima di tutto avere fiducia nel lettore oltre che nel testo stesso. |