www.giornaledifilosofia.net

Gianni Rigamonti, Si fa presto a dire lineare , Antigone, 2008.
di Sandro Mancini

Si fa presto a dire lineare, di Gianni Rigamonti (Antigone Edizioni, Torino 2008, pagg. 214, euro 17) è un libro importante. La sua originalità si palesa già nello stile: in esso si incontrano, sapientemente, da una parte un tipo di scrittura conforme al saggio teorico, improntato a rigore e asciutta chiarezza; dall’altra parte una scrittura letteraria che, nella splendida ‘Conclusione II’, giunge a un’alta qualità narrativa.
Lascio volutamente il lettore nella curiosità dei due finali del libro; tralascio anche  tutta la prima parte dedicata alla questione della linearità negli organismi semio-linguistici, e mi limito a indicare il nocciolo speculativo della riflessione sul tempo proposta da Rigamonti nella seconda parte del saggio: qui l’a. revoca la consolidata opinione che concepisce il tempo umano, ovvero il tempo agostiniano dell’interiorità, come separato e contrapposto al tempo della natura. Su entrambi questi versanti egli problematizza l’apparente linearità del tempo, quale flusso eracliteo di vissuti e quale continuità infinita di puntualità temporali, come appunto la fisica ci presenta lo scorrere degli istanti, quale anonimo e indifferente tempo oggettivo della realtà extraumana.
Rigamonti fa ciò scomponendo la successione lineare ‘prima-dopo’ in tre tipi di linearità, solo il primo dei quali (il ‘lineare1’) si dispiega nel registro della continuità, quale mera esteriorità reciproca di indefiniti istanti; anzi, a ben vedere neppure nel ‘lineare1’ tale estrinsecità degli istanti susseguentisi l’uno all’altro in reciproca indifferenza si distende in maniera esclusiva in assoluta continuità, giacché anche la stessa sequenza connotata dalla successione dei punti in una retta è già intramata da un’articolazione non lineare, data dalla divisibilità all’infinito. Non è poi meramente lineare il tempo descritto dal modello del ‘lineare2’, quale articolazione additiva, ove la continuità dei punti si compone in una somma di parti; a maggior ragione non è interamente continuo il ‘lineare3’, quale co-variazione regolare di due o più grandezze, correlate tra loro da rapporti di co-varianza strutturale.
Designando come ‘tempo’ qualsiasi struttura fondata sulla connessione ‘prima-dopo’ (cfr. pagg. 69 e 76),  l’indagine dell’a. mostra come essa presupponga non solo la successione, ma anche necessariamente la simultaneità, di modo che il flusso temporale viene a palesarsi come non soltanto continuo, ma anche discreto. Persino nel prototempo, ossia nello strato primordiale, antepredicativo, della temporalità, - là dove il prima e il dopo sembrano indistinti l’uno dall’altro, come ad es. nella teoria cosmologica del “Big Bang” – persino in questo sfondo precategoriale non si dà solo l’indistinzione di un’assoluta continuità, ma anche “dialetticità” (pag. 91): il prototempo è unitario, in quanto privo di durata, ma è anche duale, in quanto in esso la polarità prima-dopo è compressa, eppure già operante.
Come si è detto, il libro esplora sia la dimensione del tempo naturale sia quella del tempo umano. Qui il ‘prototempo’ è colto, con fini esplorazioni fenomenologiche, nelle dimensioni dell’esperienza in cui ‘prima’ e ‘dopo’ hanno misura nulla: la percezione originaria del movimento  (pag. 87), quelle dell’armonia musicale e della poesia, e soprattutto la memoria, intesa nella scia di Agostino e della Recherche di Proust. In particolare, dalle Confessioni dell’Ipponate l’a. accoglie la preziosa indicazione che la memoria opera non secondo la successione ‘prima-dopo’, ma secondo lo schema dell’alternarsi e intrecciarsi di presenza e assenza. Il terzo confronto critico sul versante del tempo umano è con Essere e tempo. L’a. evidenzia bene come nel capolavoro di Heidegger l’attimo della scelta, in cui l’Esserci, cioè l’uomo nella sua finitezza già sempre incastonata tra un ‘venire-da’ e un ‘andare-verso’, costituisca ciò che sospende tale sequenza lineare nella decisione per l’autenticità. Ora, proprio in tale cruciale evento opera la peculiare struttura del prototempo: nell’attimo della scelta è operante sia la sospensione della successione lineare delle ‘estasi temporali’ (passato – presente – futuro), sia la loro simultaneità, il loro darsi tutti e tre insieme, valorizzandosi reciprocamente.
Ciò emerge chiaramente nella dimensione della narrazione (si veda tutto l’interessante cap. 14, incentrato sulla figura dell’homo narrans), intesa come la modulazione peculiarmente umana del tempo animale: una modulazione che alla vita animale, al ciclico tempo biologico del corpo, aggiunge la scansione della durata come fattore di discretizzazione. In questo contesto, la narrazione occupa una posizione centrale. Infatti, è seguendo il filo della struttura discreta della narrazione che l’a. svolge la costituzione del concetto di realtà, e imposta la linea di confine tra sogno e veglia: tale linea non esisterebbe se l’uomo fosse sprovvisto della capacità di narrare i propri vissuti, ossia di riprenderli nella loro specificità, cogliendo ciò che li rende irriducibili tra loro e insieme connettendoli nell’identità dialettica che si squaderna come una storia.

PUBBLICATO IL : 25-10-2009

Giornaledifilosofia.net è una rivista elettronica, registrazione n° ISSN 1827-5834. Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto è tratto da www.giornaledifilosofia.net.

Condizioni per riprodurre i materiali --> Tutti i materiali, i dati e le informazioni pubblicati all'interno di questo sito web sono "no copyright", nel senso che possono essere riprodotti, modificati, distribuiti, trasmessi, ripubblicati o in altro modo utilizzati, in tutto o in parte, senza il preventivo consenso di Giornaledifilosofia.net, a condizione che tali utilizzazioni avvengano per finalità di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citata la fonte attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili: "www.giornaledifilosofia.net". Ove i materiali, dati o informazioni siano utilizzati in forma digitale, la citazione della fonte dovrà essere effettuata in modo da consentire un collegamento ipertestuale (link) alla home page www.giornaledifilosofia.net o alla pagina dalla quale i materiali, dati o informazioni sono tratti. In ogni caso, dell'avvenuta riproduzione, in forma analogica o digitale, dei materiali tratti da www.giornaledifilosofia.net dovrà essere data tempestiva comunicazione al seguente indirizzo (redazione@giornaledifilosofia.net), allegando, laddove possibile, copia elettronica dell'articolo in cui i materiali sono stati riprodotti.