L’Autore prosegue con questo volume un suo personale itinerario di ricerca, che si è snodato, a partire dalla sua tesi di laurea dedicata a Maurras, attraverso le figure di Saint-Simon, Comte e De Maistre, al quale aveva dedicato il proprio interesse nel suo primo studio a stampa di quaranta anni fa (Giusnaturalismo e teoria della sovranità in J. De Maistre, Messina-Firenze 1963).
Quest’opera può essere inserita nel più ampio processo di rivalutazione del tradizionalismo francese post-rivoluzionario che ormai da alcuni anni si va compiendo nella cultura italiana.
Appare chiaro al lettore come Fisichella simpatizzi con il pensatore savoiardo, e da questo punto di vista può criticare molte delle presunte conquiste del pensiero e della prassi politica degli ultimi due secoli. In particolare è singolare notare come la rivoluzione possa essere considerata un male liberamente consentito dall’ordine divino del mondo. Proprio per questo essa appare, alla tradizionale retorica democratica, come una conquista fondamentale e l’inizio di una nuova era, e proprio per questo de Maistre può giudicarla opera dell’Anticristo. Come è noto infatti nella tradizione cattolica la prima caratteristica del Diavolo è quella di volersi nascondere, spingendo gli uomini a negare persino la sua esistenza.
L’analisi dei testi di de Maistre si snoda lungo alcune linee guida, che muovono dalla considerazione di un paradigma, quello del Tradizionalismo, che in tempi recenti è stato oggetto dell’attenzione di vari autori. Questa è una risposta alla diffusa accettazione del progresso indefinito verso il meglio come ideologia costante della modernità. Il reale quindi si mostra come la coesistenza di un ordine della Grazia, che si contrappone all’ordine della violenza, che nella furia rivoluzionaria trova la sua massima e più perniciosa espressione. A livello concettuale si rileva inoltre lo slittamento impresso al giusnaturalismo, che da ordine di diritti fondamentali che sono considerati tali in quanto concessi da Dio stesso sono divenuti nella modernità diritti universali garantiti dalla ragione che si è disfattadi Dio stesso, per divenire essa stessa divinità.
La democrazia viene presentata come un sistema eternamente valido, ma così non è rigorosamente dimostrabile: questo per tacere delle nuove aristocrazie che in essa si sono formate. Nella storia universale si ha quindi semplicemente di un avvicendarsi di diverse forme di aristocrazia, che in questo può essere paragonata alla classe politica di Mosca (cfr. p. 119 e sgg.).
Per quanto concerne poi i rapporti tra autorità e forza militare, è da sottolineare che non dall’esercito proviene la progenie regale, come si è spesso sostenuto, ma al contrario la stessa istituzione militare è stata originata dai re: “il primo soldato è stato assoldato da un re” (p. 112).
Credo si possa affermare che, sulla scorta dell’interpretazione di Fisichella, nel pensatore savoiardo si debba, ancor più che di tradizionalismo, parlare di indagine radicale sulla gerarchia, intesa nel suo più antico significato. La gerarchia è infatti, nella sua etimologia greca, origine sacra, nello specifico origine sacrale della serie discendente dei poteri che dagli uomini vengono riconosciuti o negati. La storia di questi riconoscimenti e negazioni unisce la storia sacra narrata nelle Scritture, con la storia che dall’antichità immemorabile giunge fino ai nostri giorni, e l’alternarsi dei periodi di pace (pochi) ai molti periodi di scontri sanguinosi sia l’alternarsi di questi riconoscimenti e queste negazioni. Si vede bene come Maistre sia ben più radicale di Carl Schmitt e del suo decisionismo, che viene anch’esso collocato da Fisichella nella serie discendente della contemporanea epoca oscura. |