| Il libro qui presentato offre la possibilità di aggiungere un tassello 
  di notevole importanza storica e teorica alla ricostruzione di uno dei periodi 
  più vivaci e interessanti per la storia della logica e, dunque, per la 
  storia del pensiero in genere. Il carteggio qui pubblicato è quello intercorso 
  fra il matematico e logico cuneese Giuseppe Peano (1858-1932), uno dei più 
  insigni matematici italiani e il filosofo francese Louis Couturat (1868-1932). 
  Giuseppe Peano, che insegna Calcolo infinitesimale all’Università 
  di Torino dopo aver tenuto, per i primi anni, la libera docenza nella stessa 
  materia, si muove con attenzione ed allo stesso tempo con agevolezza nei più 
  disparati campi della matematica e della cultura del suo tempo. Autore del celebre 
  “Formulario di matematica”, Peano si dedica allo studio 
  dell’analisi matematica della logica, alla geometria e al calcolo vettoriale, 
  alla matematica attuariale come alla critica dei principi e dei fondamenti della 
  matematica. Il suo Formulario, che lo stesso Couturat potrà 
  divulgare in Francia, vuole essere veicolo di una sistemazione organica di tutte 
  le conoscenze matematiche tramite una chiarificazione “linguistica”, 
  vale a dire tramite l’elaborazione di un linguaggio simbolico, rigoroso 
  e sintetico: è, in sostanza, l’esigenza con cui si sviluppa a logica-matematica 
  grazie a contributi egualmente fondamentali come quelli dell’Ideografia 
  di Frege o del progetto hilbertiano o dei Principia mathematica di 
  Russell. E’ proprio quest’aspetto e, più in generale il dibattito 
  sullo status filosofico della logica che interessa più il filosofo 
  francese che pubblicherà, nel 1899, il saggio “La logique mathématique 
  de M. Peano” sulla Revue de Métaphysique et de Morale. 
  Louis Couturat, già allievo della Rue d’Ulm, si forma nell’ambiente 
  parigino che vede protagonisti Jules Tannery, Camille Jordan, Emile Picard e, 
  soprattutto, Henry Poincaré, di cui Couturat seguirà i corsi di 
  fisica matematica. Negli anni 1897-99. Couturat insegna “Filosofia 
  della matematica” a Caen, prima di essere inviato ad Hannover per 
  studiare i manoscritti di Leibniz, pubblicati come “Opuscules et fragments 
  inédits” ed accompagnati dalla celebre opera “La 
  logique de Leibniz” dello stesso Couturat. Successivamente insegnerà 
  “storia della logica” al Collège de France. Morirà 
  prematuramente, in un incidente automobilistico, nel 1914. Scriverà di 
  lui Peano nel necrologio (allegato in appendice al libro), in quel “latino 
  sine flexione” che egli studia e promuove come sistema della “langue 
  universelle”: “Nos debe semper admira in Couturat, uno 
  fervente et ne faticabile apostolo de Interlingua, que collige cum patientia, 
  et publica in modo scientifico documentos relativo ad isto magno problema, et 
  erige studio de interlingua ad scientia”.Lo studio, l’approfondimento e la problematizzazione della logica matematica 
  vanno infatti di pari passo con il progetto di una lingua universale – 
  sia il latino sine flexione di Peano sia l’Ido di Couturat 
  – come due facce di una stessa medaglia, l’idea della mathesis 
  universalis che proprio Leibniz propagava e portava avanti con la sua opera 
  geniale e vastissima.
 Le discussioni di carattere logico e fondazionale sono quelle che occupano prevalentemente 
  il periodo che va dal 1896 al 1899; altri argomenti saranno la pubblicazione 
  degli articoli di Peano e della sua scuola negli Atti dei Congressi internazionali 
  di Parigi e Ginevra e, appunto, l’adozione dei progetti linguistici del 
  latino sine flexione e dell’Ido come derivazione dell’Esperanto.
 A partire dal 1899, come detto, sono altri argomenti a tenere banco, spesso 
  più pragmatici, come quello dell’organizzazione, per l’Esposizione 
  universale di Parigi, del primo Congresso internazionale di Filosofia (1-5 agosto) 
  seguito immediatamente dal secondo Congresso dei matematici (6-12 agosto): Couturat, 
  incaricato di presiedere ed organizzare la sezione di Logica e storia delle 
  scienze, prende subito contatto con Peano offrendogli un posto nel Comité 
  de patronage. Peano parteciperà al Congresso con tutta la sua illustre 
  scuola, M. Pieri, G. Vailati, A. Padoa e infine, ma non in ordine di importanza, 
  C. Burali-Forti, il quale, aveva pubblicato, nel ’97, un importantissimo 
  contributo sui numeri transfiniti e sui paradossi logici della teoria degli 
  insiemi (cfr. C. Burali-Forti, Una questione sui numeri transfiniti, “Rendiconti 
  del Circolo Matematico di Palermo”, XI, 1897). Come ricorda Freudenthal 
  nel suo “The Main Trends in the Foundations of Geometry in the 19th 
  Century”, “nel campo della filosofia delle scienze la falange 
  italiana era suprema: Peano, Burali-Forti, Padoa, Pieri, dominavano assolutamente 
  la discussione”.
 La discussione interessava, in molti punti, i principi del Formulario, 
  la costituzione del suo sistema logico, la definizione del numero, i problemi 
  dei fondamenti dell’analisi e della teoria degli insiemi come il problema 
  “cardine” del continuo sollevato da Cantor e Dedekind. Al di là, 
  tuttavia, dell’organizzazione del Congresso, le discussioni avranno occasione 
  di ritornare a temi più essenziali della filosofia della matematica, 
  come l’esposizione e divulgazione, da parte di Couturat, della logica 
  russelliana o, ancor più, come la polemica, svoltasi sulla Revue 
  de Métaphysique et de Morale, sul linguaggio simbolico di cui, come 
  detto, Peano era uno dei sostenitori. In questa polemica il ruolo di Couturat 
  si dimostra centrale e consiste, in sostanza, nell’organizzare le risposte 
  all’attacco di Poincaré alla vuota formalità del linguaggio 
  simbolico. Per Couturat, in opposizione alle tesi di Poincaré, la logica 
  mette in opera i suoi ragionamenti in virtù delle sole regole formali 
  scaturenti dalla ragione, tramite un’intuizione razionale che, lungi dal 
  caratterizzarla come vuota, le conferisce pienezza e rigore.
 Il valore storico e speculativo della polemica non è di poco conto per 
  chi voglia interpretare in modo più dettagliato l’emergere della 
  nuova logica, tacciata di semplice formalismo anche da parte filosofi illustri 
  e profondi come, appunto, Poincaré e Croce, che tuttavia non ne comprendevano 
  la natura fortemente innovativa ed il profondo valore storico e speculativo. 
  Couturat, in un certo senso, diviene la testa di ponte per l’affermazione 
  del nuovo status epistemologico della logica, delle sue funzioni costruttive 
  da un lato ed ermeneutiche dall’altro, operando anche attraverso la polemica 
  accesa e toni forti. Un esempio è lo scritto polemico sulla filosofia 
  della matematica di Kant che, lungi dall’esprimere una effettiva comprensione 
  dell’oggetto in questione – come accadrà in altri casi – 
  usa l’attacco all’intuizionismo kantiano in opposizione proprio 
  alle tesi di Poincaré e dei detrattori della nuova logica simbolica: 
  “il dibattito – come afferma lo stesso Couturat in “Pour 
  la logistique” RMM 1906 – “non è tra ‘Kant 
  e Leibniz’ ma tra il signor Poincaré e i nuovi logici”. 
  Tuttavia, al di là dei toni, la polemica veicolata dalla ‘nuova 
  logica’ contro i suoi detrattori è tutt’altro che superflua: 
  ne va di tutto il potenziale filosofico che essa esprime e, come sappiamo, esprimerà 
  in tutto il secolo ventesimo, ne va, in sostanza, di un cambio di paradigma 
  nel pensiero logico-matematico e, quindi, di una svolta epocale nella storia 
  del pensiero filosofico in genere.
 Per queste ragioni pensare riduttivamente i dibattiti, i contributi e le polemiche 
  inerenti allo status della logica come dei problemi strettamente inerenti 
  alle particolari configurazioni dei sistemi logici, come problemi strettamente 
  riguardanti un dibattito “chiuso” tra logici e matematici, si dimostra 
  superficiale ed estrinseco. Come una costante nella storia del pensiero – 
  e particolar modo nell’evoluzione della logica tra Ottocento e Novecento 
  – l’interazione tra logica e filosofia è strettissima e fondamentale, 
  fondamentale all’evoluzione di questa come di quella, fondamentale all’auto-pensamento 
  di questa come di quella, fondamentale, infine, al concepimento dei mutamenti 
  profondi che intervengono tra pensiero logico-matematico e pensiero speculativo 
  non meno che tra pensiero scientifico in genere ed indagine filosofica. Dunque 
  la “parte”, un dibattito apparentemente limitato tra logica-matematica 
  e filosofia, può e deve essere assunto metonimicamente al “tutto”, 
  alla complessa e travagliata evoluzione del pensiero filosofico che culminerà 
  con la “crisi dei fondamenti” e con la necessità di un ripensamento 
  integrale della filosofia e della sua consistenza. Se il secolo lungo del “sapere” 
  nel Novecento viene inaugurato (nell’Ottocento) con la scoperta delle 
  geometrie non-euclidee e passa per la rivoluzione scientifica quantistica-relativistica 
  e, potremmo dire, non si è ancora concluso, motore della sua poderosa 
  elaborazione è senz’altro l’emergere della nuova logica (com’era 
  avvenuto con Galileo e Cartesio nel Seicento). In quest’ambito, solo apparentemente 
  caratterizzato da questioni strutturali delle dimostrazioni, la questione della 
  mathesis universalis viene ripresa e, con Gödel, definitivamente 
  “abbandonata”. Si consuma in sostanza, grazie a conquiste fondamentali 
  come i teoremi di Gödel, il principio di Heisenberg, l’elaborazione 
  delle “logiche polivalenti”, il superamento “epistemologico” 
  dell’epoca moderna che nella mathesis universalis, nel determinismo 
  “à la Laplace”, nell’ontologia cartesiana o post-cartesiana 
  aveva fondato il suo grandioso progresso.
 Luogo dell’elaborazione di questo superamento (nel senso dell’Aufhebung), 
  prodromo dei risultati degli anni venti-trenta è anche e soprattutto 
  la ripresa che la logica-matematica – con Peano, con Frege, con Russell 
  e con Hilbert – fa dell’idea e dello sviluppo concreto della mathesis 
  universalis, consumandone le possibilità e sottolineandone i paradossi 
  intrinseci. Il Formulario di matematica di Peano come la Begriffschrift 
  di Frege e i Principia mathematica di Russell, che per primo (insieme 
  a Burali-Forti) categorizza quei paradossi, rappresentano quindi il momento 
  in cui l’idea di mathesis universalis viene ripresa proprio sullo 
  sfondo della logica leibniziana: solo sulla base di questa ripresa e sulla base 
  del tentativo di uno sviluppo sistematico potranno esserne fissate, a distanza 
  di un trentennio, le profonde aporie. Couturat si pone al centro della vicenda 
  di questa ripresa, ne accentua il carattere innovativo e polemico, ne sottolinea 
  le potenzialità culturali ed epistemologiche.
 Il presente volume ci consente dunque di porci, con occhio critico ed attento, 
  in quei dibattiti, in quelle corrispondenze, in quelle reciproche osservazioni 
  e correzioni che due protagonisti come Peano e Couturat si scambiano, arricchendo 
  il patrimonio filosofico-culturale del pensiero filosofico e logico-epistemologico 
  del Novecento. Il carteggio qui pubblicato – e preceduto da un’attenta 
  ricostruzione storica – consta di 101 lettere, delle quali solo quattro 
  di Peano a Couturat e le restanti di Couturat a Peano. Ma, ad integrazione di 
  queste, mette a disposizione, in Appendice, quattordici lettere intercorse tra 
  Peano o Couturat con altri illustri interlocutori, il già citato necrologio 
  di Couturat scritto da Peano ed un’accurata bibliografia degli scritti 
  dei due citati nell’epistolario. La pubblicazione di questo volume non 
  può dunque che rappresentare un’occasione preziosa di approfondimento 
  su una fase cruciale della storia della logica, della matematica e dunque, inevitabilmente, 
  della storia della filosofia.
 
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