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di Roberto Poli

 

Riprendo da Kant l’idea che la filosofia, a differenza della matematica, non inizia impostando una definizione, ma casomai arriva a proporre una parziale definizione a conclusione di un percorso di analisi. D’altra parte, come si potrebbero definire i quadri di analisi più generali? Per poterlo correttamente fare dovremmo disporre di ambiti di riferimento ancora più generali (o più inclusivi), e con questa peraltro ovvia osservazione il discorso si chiude. Si può pervenire alla stessa conclusione in termini forse più pragmatici, osservando le difficoltà incontrate da molte delle supposte definizioni di ontologia. A puro titolo esemplificativo, possiamo considerare le seguenti proposte, secondo cui l’ontologia è la teoria:
  • Dell’essere in quanto essere
  • Della sostanza
  • Di ciò che esiste
  • Di ciò che è
Nessuna di tali proposte è scevra da problemi. Pars pro toto:
  • Per sperare di capire almeno alcuni aspetti del notissimo incipit del quarto libro della Metafisica, è indispensabile notare la tensione che si viene a creare fra la nota tesi aristotelica secondo cui l’essere non è generico – che possiamo alternativamente intendere come “non esiste un unico genere per tutti i modi dell’essere” (nel caso in cui ‘essere’ includa tutte le categorie) o come “la categoria di ‘oggetto’ non è sortale” (nel caso in cui ‘essere’ si limiti alla categoria di sostanza, quella dell’essere nel senso più proprio) – e l’altrettanto nota tesi secondo cui gli oggetti di una scienza hanno un loro genere di riferimento (sono cioè oggetti di un certo tipo). Da queste due tesi si ottiene che lo studio...
  • Ontologia come teoria della sostanza. La definizione potrebbe forse aver senso se solo ci fosse una teoria della sostanza condivisa non si dice da tutti ma almeno dalle figure più rappresentative. In realtà non sembra proprio che si possa parlare di consenso. Per Aristotele, da un punto di vista categoriale la sostanza si definisce come hypokeimenon – portatore degli accidenti, mentre dal punto di vista dei principi – transcategorialmente – la sostanza si trova all’intersezione delle tre coppie materia—forma, in atto—in potenza, e intero—parte. Quest’ultima, in particolare, rappresenta uno dei grandi punti critici dell’intera prospettiva aristotelica2. Per altro verso – e senza nemmeno provare a considerare la molteplicità delle proposte avanzate nel periodo che procede da Cartesio a Leibniz – Kant riprende altri spunti (peraltro secondari) da Aristotele e caratterizza la sostanza come ciò che sottende i cambiamenti, in breve come ciò che permane. Successivamente Brentano, partendo proprio dalla teoria delle parti di Aristotele, si chiede se non sia più corretto distinguere fra sostanze “fisiche” – in cui tutto è sostanziale e non ci sono accidenti – e sostanze “psichiche” – caratterizzate dall’essere elemento di individuazione dei loro accidenti3. Se poi ripercorriamo la storia della categoria di sostanza in termini meno inadempienti e vi includiamo anche le molteplici variazioni di cui non abbiamo parlato, è evidente che l’unica conclusione possibile che possiamo trarne è che non disponiamo di una teoria della sostanza minimamente condivisa...

 

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PUBBLICATO IL : 19-05-2009


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