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Ontologia e forma Per una genetica dei modelli
di Daniele di Giovanni

 

Rilevare ciò che è comune (note del concetto) rimarrebbe un vano gioco dell’immaginazione se alla base non ci fosse il pensiero secondo cui ciò che in tal maniera viene ottenuto è al tempo stesso la forma reale dell’ente, che garantisce il nesso causale e teleologico delle cose singole[1]. Omnis determinatio est negatio, ogni determinazione è una negazione. La negazione dell’illimitata libertà del nostro pensiero si configura quale vincolo e al tempo stesso condizione di possibilità di un’attività dell’intelletto che possa assumere una forma ordinata. Vorrei concentrare la mia attenzione sul risultato del ‘ritagliare’ una porzione di spazio del pensiero, in altre parole sul progetto. La forma latina evidenzia la natura composta di pro-jicere, porre o gettare avanti, azione fisica di occupare spazi eccedenti la nostra corporeità. L’estensione metaforica dalla spazialità alla temporalità è un dato assodato della storia della semantica. È forse dall’analisi di una biforcazione che tale termine ha subito che si può trarre qualche spunto di riflessione per la nostra tematica.

Il progetto e la proiezione sono termini entrambi legati da una tendenza verso il posteriore, ciò che sarà o ciò che vorremmo che sia, in entrambi i casi uno dei più chiari legami tra la volontà e l’azione futura. Questi due termini si pongono come il più elegante esempio di come si possa organizzare una sequenza di azioni che avverrà nel futuro, una struttura il cui scopo è preordinare sia i movimenti di un gran numero di agenti sia il bilanciamento delle forze naturali agenti sulla futura struttura. La loro area semantica è un intreccio di componenti mentali e fisiche, nel primo caso – il progetto – è sia una abilità concettuale di elaborare una organizzazione, di azioni o di oggetti fisici, in vista di uno scopo. In questa sede si vogliono prendere in prestito questi due termini per comprendere le due tipologie di nessi propri dell’interpretazione del concetto di azione: il nesso causale e il nesso teleologico.

In altre parole l’interpretazione fondata sulla volontà, cioè sull’agire in vista di, e l’interpretazione causale, le cui dinamiche sono, nei limiti della capacità rappresentativa, di previsione normativa.

Da questo punto di vista le discipline che hanno fatto del progetto la propria fortuna, e mi riferisco in questo senso tanto all’architettura quanto alla politica, sarebbero due validi esempi ante litteram di un atteggiamento teoretico inter-disciplinare, pur in quadri epistemici in cui l’intersezione tra discipline aveva quale condizione di possibilità l’appartenenza delle stesse in un circolo, in un quadro coerente di relazioni delimitate. La frammentarietà propria dell’età contemporanea, nella quale la celeberrima specializzazione dei saperi ha portato ad intendere ogni singolo campo, eccezion fatta per le possibilità riduzioniste, come un percorso autonomo, potrebbe vedere nella capacità di coniugare in un processo che colga al proprio interno i due cardini della spiegazione causale il principio di un atteggiamento di costruzione di una nuova coesione tra le scienze...



[1] E. Cassirer, Sostanza e Funzione, La Nuova Italia, Firenze, 1973, p. 15.

 


PUBBLICATO IL : 13-05-2011


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