«Kojève mostra una rara passione per il pensiero. Il pensiero francese degli ultimi decenni è un’eco di queste lezioni. L’interruzione di queste comunicazioni è anch’essa un’idea. Ma Kojève legge Essere e tempo soltanto come antropologia». Così Martin Heidegger, in una lettera del 29 settembre 1967 inviata ad Hannah Arendt[1]. Nelle sue parole ritroviamo un importante giudizio e, insieme, un’indicazione precisa su come il filosofo di Meßkirch avesse letto Kojève. Heidegger si riferisce alle lezioni parigine di Kojève, tenute presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes fra il 1933 e il 1939, dedicate alla lettura e commento della Fenomenologia dello Spirito hegeliana. Destinate a diventate il punto di riferimento di un’intera generazione di intellettuali francesi e non solo, quelle lezioni segnarono uno spartiacque nella ricezione del pensiero hegeliano – ma va ricordato che, attraverso Hegel, Kojève esprime sempre il suo punto di vista e il suo pensiero[2].
Per comprendere quale fosse il punto di vista kojèviano, nonché il motivo per cui Heidegger richiama la sua lettura antropologica, è necessario riprendere le lezioni hegeliane. Già alla fine del primo anno di lezioni, nel 1934, nel “rapporto” che annualmente i docenti dovevano redigere e depositare all’Ecole Pratique in merito ai corsi effettuati Kojève scriveva:
La Fenomenologia s’è rivelata esser un’antropologia filosofica. Meglio: vi è una descrizione sistematica e completa, fenomenologica nel senso moderno (husserliano) della parola, delle attitudini esistenziali dell’uomo, in vista dell’analisi ontologica dell’essere in quanto tale, che sarà poi il tema della Logica[3].
Della pubblicazione di queste lezioni Kojève non si curò più di tanto. Dopo la fine della seconda guerra mondiale lasciò il compito di pubblicarle a Raymond Queneau, che fu uno dei suoi più assidui uditori. Apparve così nel 1947 l’Introduction à la lecture de Hegel presso l’editore Gallimard[4]. E l’anno successivo la rivista «Les Temps modernes» ospitò nelle sue pagine un articolo di Tran-Duc-Thao che ne analizzava i contenuti[5].
Da questo articolo emerge un giudizio positivo dell’opera kojèviana che, agli occhi di Tran-Duc-Thao, offre una conferma della lettura delle dialettiche dell’autocoscienza delineate da Marx. Per l’autore, Kojève era riuscito a mostrare come Marx avesse riconosciuto, sotto il divenire della coscienza di sé, il movimento della storia umana: attraverso Hegel erano state messe finalmente in luce le linee fondamentali del pensiero marxiano – anche se rimprovera a Kojève di non aver condotto fino in fondo questa logica che avrebbe dovuto restituire un’immagine di un Hegel assolutamente «materialista». Per Thao la dialettica dello spirito hegeliana altro non sarebbe che «l’esposizione idealizzata della storia economica dell’umanità», dato che Kojève non sarebbe riuscito a cogliere sino in fondo, senza perciò comprendere il vero senso di tale dialettica.
Ma al di là del testo di Tran-Duc-Thao, che si inscrive in una lunga serie di reazioni di stampo marxista al libro kojèviano, è particolarmente interessante lo scambio di lettere avvenuto in occasione della pubblicazione di questo articolo[6]. Nella lettera di Kojève, meglio che in qualsiasi altro testo, è delineata con precisione la sua concezione dei rapporti fra naturalità e storia umana...
[1] M. Heidegger-H. Arendt, Briefe 1925 bis 1975. Und andere Zeugnisse, Klostermann, Frankfurt a.M. 1998 (tr. it. Lettere 1925-1975 e altre testimonianze, a cura di M. Bonola, Edizioni di Comunità, Torino 2001, p. 123).
[2] Aimé Patri scriveva: «…sotto lo pseudonimo di Hegel, l’autore [Kojève] espone una sorta di pensiero personale» (Dialectique du maître et de l’esclave, «Le Contrat social», n. 4, v, 1961, pp. 231-35). In margine a questa frase Kojève annota di suo pugno solo due parole: «Bien vu» (dalla copia personale della rivista contenuta nella biblioteca kojèviana, conservata presso la Bibliothèque Nationale di Parigi).
[3] Rapports de Cours à l’ephee (1933-1934), dalla copia di Kojève conservata presso il fondo Kojève del dipartimento manoscritti della Bibliothèque Nationale di Parigi (d’ora in poi: bnf–Mss.).
[4] A. Kojève, Introduction à la lecture de Hegel, réunies et publiées par R. Queneau, Gallimard, Paris 1947 (ii éd. augmentée 1962); tr. it. Introduzione alla lettura di Hegel, a cura di G.F. Frigo, Adelphi, Milano 1996 (il testo integrale dei corsi ’33-’34 e ’34-’35 era stato tradotto da P. Serini con il titolo La dialettica e l’idea della morte in Hegel, Einaudi, Torino 1948 e 19912, con un nuovo saggio introduttivo di Remo Bodei).
[5] Tran-Duc-Thao, La “Phénoménologie de l’esprit” et son contenu réel, in «Les Temps modernes», n. 36, iv, 1948, pp. 492-519. Sulla figura piuttosto bizzarra di Tran-Duc-Thao si rimanda alla notizia biobiliografica di R. Tomassini in appendice a Tran-Duc-Thao, Fenomenologia e materialismo dialettico, Lampugnani Nigri, Milano 1970, pp. 277-282.
[6] La lettera dattiloscritta di Kojève, datata 7 ottobre 1948, e la risposta manoscritta di Tran-Duc-Thao del 30 ottobre 1948 (conservate in «Papiers Alexandre Kojève», bnf–Mss.), sono state pubblicate in G. Jarczyk-P.-J. Labarrière, De Kojève à Hegel. 150 ans de pensée hégélienne en France, Albin Michel, Paris 1996, pp. 64-68.
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