La consulenza filosofica è una pratica giovane il cui zoccolo duro non è la teorizzazione di
una pratica, come è il caso della psicanalisi. Questa condizione fa, della prima, una professione non
regolamentata, che fonda il proprio contenuto e stile nel rapporto del praticante con la filosofia dei
filosofi, e con la propria esperienza di vita.
Vi presenterò a grandi linee la mia pratica, sottoponendola al vostro spirito critico. Queste
linee generali sono composte dalle mie convinzioni, dalla mie preferenze, dal mio temperamento e
dalle situazioni che mi hanno permesso di confermare tali convinzioni, di ampliare le mie
preferenze o di scoprirne di nuove e di diversificare così costantemente la mia maniera di agire.
La formula “consulenza filosofica”
Anzitutto vorrei mettere in questione la formula stessa di “consulenza filosofica”.
La “consulenza” è l’atto attraverso cui un esperto di un settore informa e consiglia una
persona che non è in grado di rispondere da sola a uno dei suoi bisogni.
Si va in questi casi a consultare un medico, un avvocato, un finanziere, un veggente, perché
hanno tutti un loro sapere particolare. Non si va a consultare uno psicanalista, perché la specificità
del metodo analitico è quella di lasciar lavorare l’inconscio.
Nella Grecia antica si consultavano gli indovini i sofisti, i medici, ma non sarebbe mai
venuto in mente a un ateniese di andare a consultare Socrate, il cui motto era che non sapeva nulla.
Io credo che il solo elemento che fa della mia prestazione una consultazione è che, contrariamente a
Socrate, io percepisco degli onorari. Perché per quanto riguarda i consigli, io non ne do.
La consulenza “filosofica” è l’atto professionale di un individuo che ha avuto una
formazione filosofica e che, in virtù di questa filiazione, distingue la sua prestazione da quella di
uno psicologo, di un sociologo o di un terapeuta. Gli Studi di Filosofo hanno oggi più di vent’anni
di esistenza e Lou Marinoff ha presentato con precisione la dimensione filosofica di questa pratica.
Resta il fatto che, ai miei occhi, il carattere “filosofico” della consulenza non è sempre
scontato. Il nostro cliente ci sollecita sul terreno della sua vita. Ora noi siamo chiamati filosofi, non
perché siamo saggi, ma perché abbiamo frequentato i grandi filosofi. La nostra competenza
primaria è la nostra capacità di leggere testi difficili e di produrre uno studio. Non siamo stati
discepoli di un Socrate, di un Epitteto o di un Lao Tsé. Se alcuni di noi hanno fatto per conto loro
un lavoro di introspezione psicologica, sappiamo tutti che non è questo lavoro che ci rende filosofi
o saggi.
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Il saggio è gia stato pubblicato in “I saperi sull’umano il saper umano la consulenza filosofica” a cura di Vanna Gessa Kurotschka, pubblicato sul sito dell’ Università di Cagliari, il testo è protetto da licenza creativecommons .
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