Sommario: Lo scorso 18 ottobre 2005 l’Accademia dei Lincei ha dedicato una giornata di studio per commemorare la figura e l’opera di Norberto Bobbio. Gli interventi di Pietro Rossi e Natalino Irti, di Amedeo G. Conte, Mario Losano, di Gennaro Sasso e Gianfranco Pasquino, di Massimo L. Salvatori e Giovanni Conso hanno messo in risalto i motivi per cui la riflessione di Bobbio sia da ritenere di grande importanza nel panorama degli studi filosofici, giuridici e politici. Le relazioni hanno tutte affrontato il tema sotto un profilo squisitamente teorico.Il sunto che ne proponiamo è accompagnato dal testo di una conferenza dello stesso Bobbio sul tema dei diritti umani proposto nell’ambito della commemorazione:
I diritti dell’uomo, oggi
(Conferenza tenuta il 14 giugno 1991 in occasione della Adunanza solenne di chiusura dell’anno accademico )
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Prima pagina: Tra gli interventi della mattinata si segnalano in particolare quelli tenuti dallo stesso Pietro Rossi e da Natalino Irti.
Il primo, concentrandosi essenzialmente sul percorso biografico ed intellettuale di Bobbio a partire dalle due tesi di laurea in giurisprudenza e in filosofia, ha evidenziato l’influenza della fenomenologia husserliana (vista come massimo punto di distacco dal positivismo, ai fini del rifiuto dello psicologismo e della naturalizzazione della coscienza umana) e del personalismo scheleriano (da conciliare, per Bobbio, con il principio dell’autonomia della società caro al maestro Solari). Rossi sottolinea, nell’ambito del successivo interesse bobbiano per la scienza giuridica, l’apporto fornito dalla teoria formale del diritto di Kelsen, conosciuta attraverso la rilettura kantiana che ne faceva Treves in quegli anni. La svolta successiva, a partire dagli anni Sessanta, vede spostarsi l’interesse di Bobbio dal diritto alla politica: Rossi ricorda l’impegno bobbiano nella facoltà di Scienze politiche di Torino e la riflessione su alcuni autori del pensiero politico moderno, quali Cattaneo, Kant ed Hegel, Marx, Gramsci ed Hobbes (considerato come il più coerente teorico dello stato moderno). Rossi conclude ricordando come per Bobbio la scienza politica si caratterizzi quale scienza empirica di carattere descrittivo e solo limitatamente preventivo: la nozione centrale è quella del potere politico coattivo, distinto dal potere economico e da quello ideologico.
La relazione di Natalino Irti si concentra sul rapporto tra Bobbio e la filosofia dei giuristi italiani, che viene inaugurato in chiave oggettivistica dalla monografia del ’38 sull’analogia e da quella del ’42 sulla consuetudine interpretativa, nelle quali Bobbio assume una posizione antivolontaristica ed antipsicologica, successivamente approfondita nell’opera “Scienza del diritto e analisi del linguaggio” del 1950. Nell’evidenziare che oggetto della scienza giuridica sono le cosiddette proposizioni normative, Bobbio propone una nuova concezione della verità intesa come rigore: ciò che fa’ del diritto una scienza giuridica è, appunto, l’impiego di un linguaggio rigoroso. Per Bobbio le proposizioni normative sono date, sono cioè il punto di partenza trovato di un autosviluppo privo di un soggetto positore di norme come anche di un soggetto interpretante. Irti propone due ulteriori riferimenti bibliografici: il primo, “Giusnaturalismo e positivismo giuridico” del 1965, in cui emerge la duplice vocazione, storicistica e insieme scientistica, della riflessione bobbiana sul diritto, qui inteso quale tecnica della convivenza sociale; il secondo, “Essere e dover essere nella scienza giuridica” del 1967, in cui le norme (non più trovate, ma costruite secondo il fine da perseguire) non vengono più considerate come semplici oggetti di conoscenza ma come strumenti di lavoro del giurista, di cui questi si serve per adempiere alla propria funzione sociale. |