Prima pagina: Il mio primo incontro con Lucio Colletti risale al 1971. Più esattamente alla fine di quell’anno. Tra novembre e dicembre. Ma dire che in questa circostanza, ossia all’inizio del corso di lezioni da lui tenuto nell’anno accademico 1971-72 (il primo della mia iscrizione alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma) e dedicato alla lettura, all’esposizione e al commento del I volume del Capitale di Marx, io l’abbia “conosciuto” sarebbe inesatto. Questa espressione, infatti, allude, almeno implicitamente, a qualcosa di reciproco, qualcosa come un contatto personale, una presentazione, uno scambio di idee. Ma una simile situazione era, già allora, assai difficile da realizzare nel quadro di un insegnamento accademico: fra un docente e il suo pubblico di studenti, in una università ormai da tempo divenuta “di massa”, il rapporto non era certo individuale. Non lo era e non poteva esserlo, per il semplice motivo che gli studenti impegnati a seguire un corso come quello di “Storia della filosofia” (l’insegnamento che Colletti teneva allora per incarico a Roma, mentre, essendo da poco diventato titolare di cattedra a Salerno, insegnava, in quest’ultima università, “Filosofia della storia”) erano senza dubbio troppo numerosi perché il professore che sedeva loro di fronte potesse percepirli diversamente da come si percepisce una nebulosa, un gregge, un insieme indistinto di individui, un’immagine collettiva. Tanto più che la fama di Colletti era già consolidata come teorico e studioso “eterodosso” (rispetto alla sinistra ufficiale) del marxismo. E il marxismo era, a quel tempo, ancora in gran voga fra gli studenti, in maggioranza orientati a collocarsi, politicamente, alla sinistra del PCI. Le lezioni di Colletti erano, pertanto, seguitissime, più di qualunque altro corso tenuto presso l’allora Istituto di Filosofia, al punto che si dovevano svolgere in Aula Magna. E, come è ovvio, le lezioni su Marx e Il capitale – le prime che ho potuto seguire fra quelle che Colletti ha impartito negli anni in cui sono stato iscritto – erano ancora più affollate del consueto. |