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L'ateo smascherato
Teologia, filosofia e fisica di Cartesio nella Difesa della Terza Lettera Apologetica dell'Aletino (1705)
di Girolamo De Liguori

Sommario: Il saggio chiude un trittico di ricerche sul gesuita salentino Giovambattista De Benedictis (Aletino) e le polemiche anticartesiane a Napoli tra i secoli XVII e XVIII, incentrando l’attenzione sull’ultima opera del noto polemista aristotelico: Difesa della Terza lettera apologetica (1705), con la quale contestava l’interpretazione alquanto edificante di Cartesio proposta da Costantino Grimaldi. Dall’ analisi ravvicinata del testo, letto nelle fonti e comparato al coevo dibattito europeo sul cartesianesimo - da Baillet a Régis, da B. Lamy a Daniel, a Huet -  emerge la puntuale cognizione, piuttosto rara in quegli anni in Italia, che il gesuita possedeva dell’opera di Cartesio. Emerge in conclusione l’ipotesi, già a suo tempo sostenuta da Vartanian e dal padre Fabro, di una sostanziale inconciliabilità tra la difesa teorica della Sacra Scrittura con gli sviluppi più coraggiosi del pensiero moderno: quella libertas philososophandi, tendente ad una conoscenza affrancata d’ogni tutela e già bollata dall’anatema paolino: sapientia carnis inimica est Deo!
Indice:  1.- Premessa su Cartesio e l'ateismo, pg.2   2.- Le condanne ufficiali dell'opera di Cartesio. Da Lovanio agli Accade­mici di Angers (1661-1675). Le mistificazioni di Costantino Grimaldi , pg. 10  /  3.- La censura teologica del dubbio metodico che porta alla negazione di Dio , pg. 17 / 4.- La critica teologica della sostanza estesa,  pg. 22 / 5. - La critica filosofica. Ancora del «cogito» e dell'idea di Dio, pg. 25 / 6. - Critica della fisica cartesiana. Il moto, pg. 29 /APPENDICE  Cronologia Delle Fonti Principali Sulla Controversia Cartesiana A Napoli (1681-1734), pg. 38.
Prima pagina: Se lasciamo da canto le ben note obiezioni a Cartesio, che si potrebbero chiamare classiche o canoniche, avanzate da Gassendi, Mersenne, Male­branche, Spinoza e, più specificamente, la querelle che, tra gli anni 1690-1694 vide Regis difendere la filosofia del maestro contro teologi e religiosi di varie sfumature confessionali e di differente formazione filo­sofica, quali scettici, aristotelici, occasionalisti e malebranchisti; e fi­nanche le storiche confutazioni del Caramuel e dell'Huet, resta ancora tutta una serie di riserve che riportano Cartesio all'ateismo materialisti­co; anzi lo indicherebbero come la fonte originaria dell'ateismo moderno, prima ancora di Spinoza. Il suo meccanicismo, in particolare, altro non sarebbe stato che «materialismo e ateismo non meno, e forse assai più, del Deus sive natura di Spinoza», proprio perché attribuiva alla materia una forza intrinseca primigenia, escludendo su di essa l'intervento di Dio.

Secondo Cornelio Fabro  - il quale fa giustizia di molte tesi accomo­danti di tendenza liberalistica, idealistica o neokantiana, che mantengono ancora prestigio nella manualistica ma cedono il passo sul terreno criti­co e dell'analisi testuale - dal Voezio fino a Marx ed a Engels addirittu­ra, Cartesio resta la pietra miliare, la fonte primaria dell'ateismo e del ma­terialismo moderni nelle sue connessioni con lo scetticismo, l'atomismo, il sensismo francese ed inglese fino a D'Holbach che ne risulta il punto di confluenza. Più specificamente (nel suo intento sostanzialmente apologetico della prospettiva cattolica) egli considera il materialismo illuministi­co, assieme a quello dialettico, «una delle forme più impegnate e radicali della “riduzione-dissociazione” del cogito». D'accordo ancora col Varta­nian, ritiene che «da Cartesio derivino direttamente il loro materialismo ateo pensatori come Meslier, Diderot, D'Holbach e lo stesso La Mettrie [...]. Quest'ultimo, in particolare, ha potuto sviluppare la sua teoria dell'Homme-machine a partire dalla concezione cartesiana della Bête-machine» (p. 346). Una volta poi divisa la sua fisica dalla metafisica, Dio diventa, per la vita dell'intero universo in movimento, del tutto inutile. Se, per l'uomo Cartesio, Dio conserva certamente valore, per lo scienziato, risulta quanto meno inutile: in quanto «i suoi intendimenti, la sua provvidenza, la bontà e la costanza dei suoi favori [...] sono completa­mente esclusi dal superiore fine della fisica e Dio viene dimenticato a tal punto che sembra non sia mai esistito».

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PUBBLICATO IL : 18-11-2005
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