Sommario: L'articolo di Franco Gallo affronta l'opera di rifondazione teorica del marxismo e della filosofia dell'emancipazione elaborata da Andrea Micocci. La lettura naturalistica e antidialettica del marxismo di Micocci si fonda in una teoria generale del capitalismo e della sua influenza ideologica ed etica che ruota attorno al concetto di ipostatizzazione, affrontato da Micocci nella sua opera principale, Anti-Hegelian Reading of Economic Theory. Gallo espone le tesi di Micocci attraverso ampi confronti con altre versioni innovative del marxismo, da John Rosenthal a Giuseppe Tassone, dal rational choice Marxism a Negri e Foucault. L'ultima parte dell'articolo affronta le prospettive etiche e politiche aperte da Micocci da un punto di vista empatico, ma avvertito di possibili fattori invalidanti il discorso dell'autore, a cominciare dai problemi sollevati già negli anni Sessanta da Sebastiano Timpanaro. |
Prima pagina: 1. In forma di introduzione
Nel panorama del discorso della sinistra contemporanea la riflessione fondativa delle posizioni politiche alterna la reinterpretazione più o meno raffinata della vulgata riformista (forse più con riferimento all'ambiente anglosassone recente che ai più interessanti, a mio giudizio, contributi dell'austromarxismo) a posizioni apocalittiche debitrici di Foucault e del '77 ma in realtà, nonostante lo si preferisca tacere, spartachistico-luxemburghiane. Tra il vangelo veltronian-clintoniano (oggi nelle ibride vesti del Partito Democratico) e il movimentismo negriano la forbice è ovviamente molto ampia, ma queste posizioni sono accomunate dal rifiuto di un'impostazione autenticamente materialistica, essendo legate a un concetto astratto dell'uomo che ne fa vuoi un individuo compos sui capace di sviluppare il proprio need for achievement entro limiti socialmente utili oppure un'istanza corporeo-istintuale dirompente che sarebbe immediatamente politica in quanto inconsapevolmente provocata alla rivolta della deriva della globalizzazione.
Per molto l'adeguatezza di questa caratterizzazione sarà certamente assai discutibile, ma la esprimo qui in forma così netta per introdurre lo sfondo teorico e polemico sul quale vanno collocati gli scritti commentati in questo articolo . Queste considerazioni danno inoltre conto della ragione per cui chi, come lo scrivente, si è interessato della potenzialità critica del discorso teorico “marxista-leopardista” di Timpanaro, cioè di un marxismo da outsider antidialettico e antisoggettivistico, possa trovare nei lavori di Andrea Micocci stimoli rilevanti per un dialogo filosofico e politico e per l'elaborazione di una teoria emancipativa non succube dell'idealizzazione economicistica e borghese dell'attivismo, della felicità, della realizzazione di sé, dell'espressività ad ogni costo della personalità etc. - tutte idealità politico-morali viziate dalla arbitraria presupposizione della indefinita disponibilità delle risorse e pertanto della loro allocabilità ottimale a un punto altrettanto indefinito dello sviluppo della loro gestione sociale, minimizzando in ciò i fatti obiettivamente costitutivi della condizione sociale ed economica (la precarietà delle risorse, la non linearità delle correlazioni tra fatti e fenomeni storico-sociali e quindi la natura sempre soltanto locale della governance, la limitatezza biofisica costitutiva come senso primo dell'ominazione etc.). Una teoria emancipativa alternativa dovrebbe insomma essere rispettosa dell'invalicabile illeggibilità ultima del dato naturale e consapevole pertanto che la libertà dell'uomo su questa terra è creativa se e solo se non è rovinosa avventura di massimizzazione unilaterale ed egocentrica della centralità dell'uomo, ma engineering sociale della sussistenza perplessa e provvisoria della specie sul pianeta.
A partire da queste premesse, che nell'intenzione di chi scrive e di una parte crediamo non assolutamente esigua della sinistra europea risultano sintetizzabili come una coniugazione virtuosa del “rosso” con il “verde” e con il “nero”, con l'intramontabile istanza anarchica della questione della libertà come sovranità nei confronti della tradizione, il lavoro di Micocci, sia nella sua pubblicazione maggiore Anti-Hegelian Reading of Economic Theory sia nei due articoli collegati su Tassone e su Rosenthal, assume le dimensioni di una vera e propria impostazione filosofico-economica completamente alternativa capace di difendere teoricamente un'istanza antropologica e politica coerente e di ricavare da essa principi di giudizio e azione.
In questo articolo esamineremo la posizione elaborata da Micocci nel suo lavoro principale (§2); ci riferiremo poi alla specificità della sua posizione marxista ampliando l'osservazione alla critica e alla polemica avviata nei suoi due articoli (§3); infine proporremo alcune osservazioni ricostruttive della teoria dell'emancipazione come appare nei lavori di Micocci per concludere con alcune considerazioni problematizzanti (§4). |