Prima pagina: 1. Attualità di Gramsci?
Essere chiamato a intervenire nel settantesimo anniversario della scomparsa di Antonio Gramsci significa, inevitabilmente, misurarsi con la questione della sua “attualità”. Ma valutare l’“attualità” di un pensatore è questione niente affatto banale: non si tratta, infatti, di rivendicare a Gramsci la capacità di “anticipare” o “precorrerre” il proprio tempo grazie alla sua perspicacia, capacità tanto care a un vecchio, ma mai veramente morto, cattivo storicismo. Si tratta, invece, di comprendere l’utilizzabilità di un metodo di ricerca e la permanenza dell’oggetto di studio: quale capacità di lettura del mondo acquisiamo leggendo Gramsci? e in quale misura il nostro “oggi” è ancora l’“oggi” che fu il suo?
In fondo la questione dell’attualità della propria ricerca è presente a Gramsci fin dalla gestazione dei Quaderni del carcere. In una notissima lettera del 13 marzo 1927 Gramsci, prigioniero nelle carceri fasciste e consapevole che tale condizione non sarebbe mutata per molto tempo, comunica a Tania l’intenzione di iniziare una serie di ricerche che lo occupino «intensamente e sistematicamente», assorbendo e centralizzando la sua «vita interiore». Si tratta, precisa Gramsci, di «far qualcosa “für ewig”», di lavorare «da un punto di vista “disinteressato”» (L I, 63). Scrivere “für ewig” significa non esaurire la funzione della scrittura nella immediata contingenza della lotta politica, ma affrontare con tutta l’ampiezza concessa dalle condizioni della vita carceraria – certo non molta – e con la radicalità necessaria gli argomenti di maggior interesse per intendere il presente; essere “disinteressato” non significa affatto rivendicare un’astratta neutralità alla ricerca, ma assumere un atteggiamento scientifico nell’analisi, senza aderire a punti di vista preconcetti, fare proprio un’abito “spinoziano” teso alla comprensione intellettuale piuttosto che alla condanna, alla irrisione o alla invettiva moralistica. È appunto il proposito che il prigioniero realizzerà, tra mille difficoltà di ordine materiale, fisico e morale, nella stesura dei Quaderni tra il 1929 e il 1935.
Nella lettera a Tania gli argomenti pensati da Gramsci sono quattro; diventano sedici nell’elenco che apre il primo quaderno: al numero 11 compare «Americanismo e fordismo» (Q 5). Nonostante il fatto che in una lettera di poco successiva (25 marzo 1929) «L’Americanismo e il fordismo» sia uno dei tre argomenti su cui Gramsci ha deciso di occuparsi e di prendere note (L I, 184), in realtà le riflessioni attinenti al tema non saranno molte, tanto che Gramsci potrà raccoglierle nel 1934 in un unico quaderno, il Quaderno 22, tra l’altro utilizzato solo parzialmente. Questa circostanza non toglie nulla all’importanza epocale che Gramsci attribuì al tema, che andava ben al di là dell’attenzione alla crisi del ’29. |