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Leopardi e Galilei. Un programma di ricerca
di Antonio Di Meo

Sommario: Da più di un decennio, numerosi studiosi hanno indagato i caratteri della formazione scientifica di Leopardi e i rapporti di questa col resto del suo pensiero filosofico, letterario ed estetico. Tale formazione, infatti, è stata vasta e profonda – soprattutto, ma non solo, nel campo dell’astronomia, della fisica, della chimica, della storia naturale e della medicina – ed essa ha avuto notevoli ripercussioni nel pluriverso delle riflessioni del poeta-filosofo. Da ciò la necessità anche di una ricerca dettagliata e approfondita, innanzitutto di quali fossero le reali ricorrenze nelle opere leopardiane dei pensieri dei principali protagonisti dell’origine e degli sviluppi delle scienze moderne, in particolare di quelli di Galileo Galilei, per il ruolo che questi, come è noto, ha avuto nella scienza e nella cultura moderne. A partire da un recente libro di Gaspare Polizzi ("Galileo in Leopardi") ciò ha consentito un ulteriore scavo sulle idee di Leopardi e sui rapporti conflittuali di queste nei riguardi di molti aspetti delle filosofie dei moderni.
Indice: 1. Caso e circostanze p. 2 / 2. Antichi e moderni p. 4 / 3. Leopardi reticente? p. 5 / 4. Conclusione p. 13
Prima pagina:

La cosa che ai non specialisti forse potrà apparire eccentrica rispetto agli studi leopardiani più noti è l’argomento stesso del volume di Gaspare Polizzi, Galileo in Leopardi (Firenze, Le Lettere, 2007).  Ma ciò è possibile solo se si ignora che, oramai da più di un decennio, numerosi ricercatori hanno indagato a fondo sui caratteri della formazione scientifica di Leopardi e sui rapporti di questa col resto del suo pensiero filosofico, letterario ed estetico. Assodato, ormai, che tale formazione è stata vasta e profonda – soprattutto, ma non solo, nel campo dell’astronomia, della fisica, della storia naturale e della medicina – e che essa ha avuto notevoli ripercussioni nel pluriverso delle sue riflessioni, si è reso sempre più necessario ricercare dettagliatamente, e in maniera filologicamente approfondita, innanzitutto quali fossero le reali ricorrenze dei principali scienziati che hanno dominato lo scenario della nascita e dello sviluppo delle scienze moderne, in particolare di Galileo Galilei. E ciò sia nelle opere ‘puerili’ di Leopardi (Dissertazioni filosofiche, Storia dell’astronomia, ecc.) sia in quelle più tarde (Operette morali, Zibaldone, Canti), cioè in quelle nelle quali il pensiero leopardiano è più strutturato e più sistemico, sebbene segnato da scansioni e da discontinuità; nonché nella Crestomazia italiana cioè scelta di luoghi insigni o per sentimento o per locuzione raccolti dagli scritti italiani in prosa di autori eccellenti d'ogni secolo per cura del conte Giacomo Leopardi del 1827 (di seguito citata come Crestomazia italiana. La prosa) dove la presenza di Galilei è esplicita nei brani delle sue opere scelti per l’antologia e che opportunamente sono stati inseriti integralmente nell’appendice del volume di cui qui si tratta.
La questione esaminata da Polizzi è resa ancora più interessante dal fatto che, sebbene nelle riflessioni leopardiane vi siano insistiti riferimenti ad alcuni dei protagonisti della nascita della fisica moderna come Nicolò Copernico, René Descartes e Isaac Newton,  riguardo a  Galilei essi sono meno ricorrenti e talvolta appaiono più elusivi (come è noto, a Copernico è dedicata invece, esplicitamente, una delle Operette morali). 
La ricostruzione di Polizzi – svolta sia sulle edizioni delle fonti primarie utilizzate da Leopardi sia di quelle secondarie (importantissime) – rende ancora più perspicuo non solo il percorso della formazione culturale del poeta-filosofo ma anche le modalità della recezione dell’opera di Galilei, nei tempi successivi alla scomparsa di questi. E qui, in effetti, si evidenzia chiaramente come, nelle vicende culturali europee e soprattutto italiane, Galilei rappresenti un caso particolare e ciò per più motivi, che brevemente segnalo, scusandomi per la inevitabile schematicità: 1) per il suo ruolo nella fondazione della scienza moderna; 2) per il suo ruolo scientifico e filosofico nell’affermazione del copernicanesimo; 3) per la sua filosofia della Natura e delle qualità-proprietà dei corpi; 4) per aver posto il problema dei rapporti scienza e fede in maniera antiletteralista; 5) per la rilevanza letteraria delle sue opere in lingua italiana; 6) infine, ma in maniera non meno decisiva, per il fatto di essere stato condannato dal tribunale romano dell’Inquisizione.
Ancora in maniera molto schematica – si tratta, in fin dei conti, dei due più grandi pensatori dell’Italia moderna! – esporrò qui di seguito alcune considerazioni generali sollecitatemi dalla lettura del volume.  

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PUBBLICATO IL : 07-11-2008
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