Sommario: I predestinati, Etica protestante e La scelta costituiscono le tre tappe di un organico e originale percorso teologico compiuto da Sergio Ristagno. Letti in successione, i tre libri si dispongono in armonia, perché sono attraversati da un comune movimento di pensiero, consistente nel ritrarsi dalle formule consolidate dell’etica teologica protestante, per ritornare a una “soglia iniziale”, intesa quale “stato fluido” in cui l’oggettività dei significati non si è ancora costituita. Rostagno esplicita questo suo modo di procedere, osservando che esso non dà luogo a una statica ripetizione di un unico motivo, ma si svolge come un “procedere ricorsivo”, attuantesi nei termini di una “dialettica senza sintesi”: tale movimento di pensiero viene qui visto in convergenza con quello tipico della fenomenologia. |
Prima pagina: I predestinati, Etica protestante e La scelta costituiscono le tre tappe di un organico e originale percorso teologico compiuto da Sergio Rostagno. Mettendo a frutto la strumentazione e le competenze acquisite in un lungo e intenso itinerario di ricerca, l’autore (professore emerito di Teologica Sistematica nella Facoltà Valdese di Teologia di Roma), riesce a parlare non solo ai teologi ma anche ai filosofi, con l’enucleare la portata filosofica, in particolare etica, del pensiero di Lutero e dei suoi sviluppi entro la teologia evangelica. Infatti S. Rostagno assume la prospettiva di Lutero non come un mero inizio, avulso da un contesto culturale, ma come la ripresa del pensiero di Ockham. Oltre che nel focalizzare il nesso con la fonte occamista della teologia riformata, questa impresa presenta per i filosofi un non meno valido motivo di interesse, col riproporre l’attualità della prospettiva, sia luterana sia calvinista, ricusante la fondazione metafisica della libertà sull’io, e nel contempo salvaguardante la sua connotazione come autodeterminazione e come responsabilità, coniugate nel registro della contingenza e della tolleranza.
Letti in successione, i tre libri si dispongono in armonia, perché sono attraversati da un comune movimento di pensiero, consistente nel ritrarsi dalle formule consolidate dell’etica teologica protestante, nella quale l’a. comunque si riconosce, per ritornare a una “soglia iniziale”, intesa quale “stato fluido” in cui l’oggettività dei significati non si è ancora costituita (P, 10). S. Rostagno esplicita questo suo modo di procedere, osservando che esso non dà luogo a una statica ripetizione di un unico motivo, ma si svolge come un “procedere ricorsivo”, attuantesi nei termini di una “dialettica senza sintesi”.
Ritengo che questo movimento di pensiero converga con quello tipico della fenomenologia. Ciò emerge bene nell’incipit de La scelta, in cui si formula l’intento programmatico dell’indagine che verrà svolta nel libro incentrato sul pensiero di Lutero: si tratta di prendere le mosse dalla “ignoranza e dall’oscurità”, ossia da un inizio esistentivo, e “ripercorrere le tappe” che hanno portato Lutero a formulare “ipotesi nuove”, lungo un percorso a spirale in cui l’inizio ritorna a ogni nuova configurazione delle opposizioni dei contrari in cui esso si dispiega. Come si vedrà, in sede teologica tale inizio è costituito dal paradosso cristologico, che si annuncia come il lampo improvviso di un aurorale intuire squarciante le tenebre del ‘troppo vicino’ (per dirla con Ernst Bloch): è l’evento del kerygma, che nel vissuto di Lutero è accolto come un’esperienza paradossale, veicolante la scoperta della simultaneità di peccato e grazia. In effetti, nel focalizzare tale movimento di pensiero peculiare a Lutero, S. Rostagno ci indica anche il proprio asse speculativo, e insieme a esso la radice della sua fedeltà all’iniziatore della Riforma. |