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Felicità e libertà – concetti principali della filosofia politica dell’illuminismo italiano
di Wolgang Rother

Sommario: Lo schema d’interpretazione della presente analisi tratteggia la differenza delle concezioni dell’eudemonismo politico, da un lato, e del liberalismo, dall’altro. L’attribuzione della prima concezione alla filosofia politica del tardo assolutismo e della seconda all’epoca definita storicamente dalla rivoluzione francese e teoricamente dal pensiero politico di Kant si rivela solo limitatamente atta alla descrizione adeguata del discorso politico dell’illuminismo italiano. L’analisi delle letture di Rousseau da parte di Beccaria e Dalmazzo Francesco Vasco dimostra un precoce profilarsi del pensiero della libertà rispetto al discorso utilitaristico sulla felicità il quale, in genere, viene inteso come caratteristico della filosofia politica dell’illuminismo. Le due concezioni non solo non si escludono, ma risultano persino teoricamente intrecciate una con l’altra. In Beccaria, questo intreccio trova la sua espressione nel cosiddetto utilitarismo che trasforma la formula della maggiore felicità possibile in quella del minimo dei mali. In ultima analisi, l’utilitarismo negativo è però la negazione dell’utilitarismo, ovvero la sua trasformazione nel principio della massima libertà possibile. L’antidispotismo risoluto di Beccaria, Vasco e Paradisi conduce, infine, a una relativizzazione dell’eudemonismo politico. Con i succitati pensatori che radicalizzano il concetto di libertà del contrattualismo rousseauiano la filosofia politica italiana dell’illuminismo viene a essere una delle precoci protagoniste dello stato di diritto liberale.
Prima pagina:

Nella dichiarazione d’indipendenza americana del 1776, si aggiungono all’accenno alla verità «auto evidente» che tutti gli uomini sono uguali tre «diritti inalienabili» dell’uomo: il diritto alla vita, alla libertà e alla felicità, «pursuit of happiness». Tredici anni più tardi nella Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen l’Assemblée nationale stabilisce, nell’articolo 1, che libertà e uguaglianza degli uomini sono beni naturali e imperdibili e definisce, subito dopo, che il fine dello stato consiste nel conservare «i naturali e intoccabili diritti dell’uomo». Questi diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino sono il diritto alla libertà, alla proprietà, alla sicurezza e alla resistenza all’oppressione. Che la dichiarazione parigina si ispiri a quella americana è noto. Thomas Jefferson, l’autore della dichiarazione d’indipendenza americana, visse a Parigi dal 1784 al 1789 in qualità di ambasciatore e intrattenne strette relazioni con i rivoluzionari francesi. Tuttavia, se si paragonano i due documenti tanto simili, colpisce una differenza essenziale. Nella Déclaration parigina manca the pursuit of happiness, mentre si colloca al primo posto il significato fondamentale della libertà che si sottolinea ulteriormente con il diritto alla resistenza all’oppressione esplicitamente menzionato.
Che la felicità non figuri più fra i diritti fondamentali e fra i fini dello stato non è un caso, bensì indizio di uno spostamento degli accenti nel discorso politico dell’illuminismo. L’eudemonismo politico è un fenomeno dell’assolutismo illuminato che si dimostrò nella prassi della tecnologia statale di render felici i sudditi come ampia tutela da parte dell’autorità tramite vasti interventi in processi sociali ed economici. L’eudemonismo è l’impronta della tradizione politica dell’epoca preilluministica e del primo illuminismo, inserita nella tradizione del wolffianismo e dell’aristotelismo politico con il suo postulato eudemonistico situato in una condizione di tensione teorica rispetto alle rivendicazioni di libertà dei pensatori del diritto naturale dell’ultimo quarto del Settecento. Lo spostamento del pensiero di felicità e libertà presente nel paragone tra dichiarazione americana d’indipendenza e dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino rappresenta un cambio di paradigma nella filosofia politica, ossia la sostituzione dell’assolutistico eudemonismo aristotelico con il pensiero kantiano di libertà.

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PUBBLICATO IL : 24-05-2010
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