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Giuseppe Melli filosofo socratico e schopenhaueriano
Intervista a Fabio Cirać
di Stefania Pietroforte

Sommario: In questa breve intervista a Fabio Ciracì si ripropone all’attenzione del lettore  la figura e l’opera di Giuseppe Melli, che fu tra i primi studiosi e interpreti italiani della filosofia di Schopenhauer. Si apprende che questi fu sì seguace di Schopenhauer, ma seguendo un indirizzo del tutto originale, che esaltava il ruolo morale della filosofia, punto di vista teoricamente sostenuto da Melli grazie al rinvio alla lezione di Socrate ma, anche, a quella che da Kant discendeva lungo il filone della filosofia neokantiana di Felice Tocco. Veniamo informati anche che su Giuseppe Melli si stanno conducendo studi che riguardano sia il suo lascito filosofico che i rapporti con il mondo della letteratura.
Prima pagina:

D. Prof. Ciracì, insieme al Prof. Domenico Fazio, Ordinario di Storia della Filosofia all’Università del Salento, con il quale Lei collabora, vi siete occupati negli ultimi anni di “mettere in salvo” e far ordinare le carte di Giuseppe Melli. Ci vuol dire chi era Giuseppe Melli e che posto occupa nella storia della filosofia italiana?

R. Giuseppe Melli è un pensatore sinora poco conosciuto ma certamente meritevole di essere riscoperto. Si tratta di un intellettuale di origine salentina, figlio di un’agiata famiglia di proprietari terrieri di San Pietro Vernotico. Al tempo la città era ancora in provincia di Lecce. Purtroppo, non abbiamo molte notizie biografiche che lo riguardino, ad esclusione di quelle relative alla sua attività accademica.
Sappiamo che Giuseppe Melli nacque a San Pietro Vernotico il 6 maggio 1861 e si iscrisse all’Università di Napoli dove, per due anni, studiò Giurisprudenza. Tuttavia fu presto sedotto dalla letteratura e dalla filosofia. Infatti, seguì le lezioni di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera. Decise quindi di cambiare percorso di studi e di iscriversi all’Università di Firenze, dove si laureò in Lettere nel 1885, con una tesi sulle idee politiche di F. Guicciardini, e in Filosofia nel 1886, con una tesi su Kant e Schopenhauer.
Fra i suoi maestri si possono certamente annoverare Pasquale Villari e Gaetano Trezza, dei quali lo stesso Melli scriverà una toccante commemorazione. A Firenze, però, il suo maestro (e la sua guida) divenne il neokantiano Felice Tocco.
E sarà proprio per le numerose sollecitazioni di Tocco che, venti anni piú tardi, Melli rielaborerà la sua tesi e pubblicherà la prima monografia italiana a tutto tondo su Arthur Schopenhauer (1905). Nel 1891 cominciò ad insegnare, prima nei Licei dove, nel 1898, divenne titolare di cattedra; in seguito, ottenne la libera docenza in Filosofia teoretica, nel 1899, e Filosofia morale, nel 1906, presso l’Istituto Regio superiore di Firenze. Dal 1906 al 1911 insegnò Filosofia Morale all’Università di Firenze e, alla morte dell’amato maestro, gli succedette sulla cattedra di Storia della Filosofia sino al 1916, allorquando, oberato di lavoro, scelse di continuare ad insegnare solamente per il liceo.
A proposito del suo insegnamento, è interessante notare come il tema dei corsi monografici si alterni sempre fra quelli dedicati alla filosofia antica e quelli dedicati alla filosofia moderna. Melli passava da Hume, Hobbes, Leibniz e Kant, alla filosofia dei presocratici e di Platone, dalla filosofia aristotelica all’idealismo tedesco.

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PUBBLICATO IL : 31-12-2010
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