Prospettive del pluralismo filosofico: Spunti di indagine nel confronto tra Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini |
di Andrea Paris
| Sommario: La centralità della persona e delle sue scelte etiche sembra tornare in termini assai vicini a quelli proposti da un pensatore come Erminio Juvalta (1862-1934), autore di saggi di estrema lucidità e densità sulle possibilità e i limiti di una morale laica. La sua difesa della pluralità dei valori morali unita alla critica delle pretese fondazioniste della tradizione razionalista offre un esempio di approccio laico alla problematica etica capace di non irrigidirsi in forme di laicismo. Per questa sua apertura intellettuale, che si traduce in uno stile socratico di insegnamento, divenne un punto di riferimento per studenti e giovani intellettuali in cerca di orientamento nella difficile situazione del dopoguerra; tra di essi vi era Carlo Mazzantini (1895-1971), che pur nella diversità di formazione volle considerarsi in senso stretto suo discepolo. Abbiamo così un esempio di rilettura di un pensatore laico e antimetafisico come Juvalta proposta da un pensatore cattolico, animato negli anni Venti dall’entusiasmo del neoconvertito. | Indice: Indice: 1. Un’indagine sulla scienza normativa morale p.2 / 2. Travisamento o continuità problematica? P.5 / 3. L’unità della persona e il fascino del testimone p.7 / 4. Esigenza individuale ed esigenza universale: etica e politica p.13 / 5. La pluralità dei soggetti e il problema pedagogico p.16 / 6. Sviluppi di una metodologia filosofica p.19 | Prima pagina: Nel quadro della cultura italiana di inizio secolo la figura di Erminio Juvalta si colloca in una posizione decisamente anomala, difficilmente collocabile tra le principali correnti del periodo. Studioso schivo e riservato, «come nell’ombra» - ricorda Garin - scriveva pagine «capaci di resistere al tempo» , svolgendo una scrupolosa indagine sulle possibilità e i limiti di una scienza normativa morale autonoma da premesse metafisiche o teologiche. La sua statura filosofica fu subito riconosciuta dai contemporanei, come attestano recensioni e commenti alle sue pubblicazioni filosofiche . Sono altre, dunque, le ragioni della scarsa notorietà della sua opera, dal particolare temperamento di Juvalta, alla sua onestà speculativa aliena ai compromessi, al contesto politico-culturale; a giudizio di Geymonat, inoltre, la sua personalità era troppo debole per poter contrastare Gentile e «tutta la canea gentiliana» .
Nato nel 1862 a Chiavenna in Valtellina, si formò all’università di Pavia con Carlo Cantoni, che lo volle come collaboratore alla «Rivista filosofica», poi confluita nella «Rivista di filosofia». Dopo aver ricoperto diversi incarichi nell’ambito dell’istruzione secondaria vinse la cattedra di Filosofia morale all’Università di Torino nel 1915, mantenendo l’insegnamento fino alla sua scomparsa nel 1934.
Il tema posto al centro della sua riflessione era assai vivo in quel particolare contesto culturale: le indagini sui fondamenti e la natura dei valori morali si connettevano ad una più generale riflessione sul senso del processo storico, interpretabile agli occhi di molti come un lento risolversi della tradizione cristiana in un complesso di valori morali razionalmente sostenibili e condivisibili. In questa prospettiva si poneva anche una figura di pensatore per molti aspetti affine, legato a Juvalta da un rapporto di amicizia e stima reciproca, Piero Martinetti.
Questi nel 1922 pubblicava il Breviario spirituale, opera nata da un concorso dell’Istituto Lombardo per un libro di morale popolare. Nel Proemio esordiva in questi termini: «È un fatto innegabile che l’influenza morale delle religioni positive è andata sempre scemando e che nessuna delle nuove correnti, le quali pretendono sostituirle, ha conquistato una sicura preminenza. Ne è stata e n’è conseguenza una decadenza morale che si riflette in tutti i rami dell’attività umana. Questa decadenza si osserva nelle classi inferiori e nelle classi colte del popolo; più grave è in queste che dovrebbero esercitare sulle altre un’azione di direzione e di elevazione morale» .
Pensatori come Juvalta e Martinetti, rimasti estranei alle forme di storicismo che andavano imponendosi nel contesto culturale italiano, si muovono comunque entro una precisa visione del processo storico che dall’antichità, attraverso il cristianesimo, conduce al razionalismo moderno e alla sua crisi... |
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