Il volume è stato pensato come omaggio per gli ottanta anni di Nicola Badaloni, uno tra i maggiori storici italiani della filosofia del secondo Novecento, e raccoglie saggi di filosofia moderna scritti tra il 1958 e il 2000 e scelti dall'autore, anche se la sua pubblicazione è successiva alla scomparsa dello stesso Badaloni, avvenuta il 20 gennaio 2004. Si presenta quindi come una significativa opportunità per comprendere il valore del radicale rinnovamento metodologico proposto da Badaloni per l'interpretazione di figure significative della filosofia moderna. Con una specifica attenzione rivolta al Rinascimento, che esprime bene l'inquietudine dell'apertura ancora confusa all'età moderna, Badaloni studia la genesi e la formazione del pensiero rinascimentale, visto nel suo sviluppo e non in una rappresentazione statica.
In questo quadro si inseriscono il capitolo su Machiavelli, i cinque capitoli dedicati espressamente a Giordano Bruno (tra i quali assume particolare rilievo quello dal titolo Il De umbris idearum come discorso del metodo) e i tre che concernono il pensiero di Tommaso Campanella. In Machiavelli Badaloni sottolinea il rapporto tra uomo e natura e il problema della natura umana, tenendo conto della specificità letteraria della sua opera. Negli studi su Bruno si indagano le fonti del suo pensiero e si sviluppano confronti e distinzioni in rapporto a quello di Plotino e di Ficino, esaminando anche le strategie formali che danno spessore al testo letterario di Bruno e la diffusione del suo pensiero in Italia e in Europa fino al Settecento.
Significativi anche i capitoli dedicati alla diffusione del newtonianismo in Italia, a Vico, al confronto con la storiografia idealistica e con lo storicismo, nella traccia di una linea di sviluppo del pensiero moderno che arriva fino a Hegel, Feuerbach, Marx ed Engels, Labriola, Gramsci. Tali contributi integrano gli importanti libri dedicati da Badaloni alla tradizione filosofica del Rinascimento italiano, nel contesto di una storia delle idee che si unisce alla ricostruzione di un mondo di conflitti e di passioni. Lo svolgimento dei problemi filosofici in una chiave storica e critica si misura con gli aspetti più generali della cultura e non è mai disgiunto dal coerente impegno teorico e politico che Badaloni ha sempre mostrato nelle sue iniziative pubbliche.
Integra il volume una Bibliografia degli scritti di Badaloni a cura di Gregorio De Paola, esemplare per completezza e acribia.
Mi soffermo brevemente su un capitolo che può sembrare di rilevanza “minore”, ma che esprime bene lo stile di Badaloni nel rapporto virtuoso tra indagine minuta e filologicamente accurata e sguardo d’insieme. In Storia della natura e storia dell’uomo in uno sconosciuto vichiano del ‘700: Antonio Vallisneri junior (apparso inizialmente su “Critica storica”, a. VI, n. 6 [1967], pp.783-820), viene presentata la figura di Antonio Vallisneri junior, figlio del più noto Antonio Vallisneri, soprattutto tramite un esame circostanziato dei manoscritti conservati presso la Biblioteca Comunale di Livorno. L’analisi dettagliata di tali testi – Lettere e Discorsi scritti tra il 1754 e il 1763 – fa emergere la trama della metafisica naturalistica di Vallisneri junior, incardinata sulla legge naturale di conservazione e di compensazione, che esclude l’esistenza di fatti catastrofici totali e di conseguenza l’insorgere del nuovo in natura, e «ne presuppone la complessiva costanza ed uniformità» (p. 416). Tale concezione metafisica viene seguita nel confronto serrato condotto da Vallisneri junior con le tesi evolutive di Buffon, e nella discussione delle ricerche biologiche di Needham e di Spallanzani. Badaloni presenta quindi la filosofia della storia dello studioso veneto, che mira a dimostrare la corrispondenza tra l’ordine conservativo della natura e quello storico, facendo riferimento alla teoria vichiana della storia. Il dibattito con Boscovich, sullo sfondo della ricezione italiana dello scritto di Jean Robinet De la Nature, conclude la presentazione degli inediti, dimostrando «l’interesse teoretico» di quella che Badaloni definisce una «apologia “laica” del determinismo» (p. 445).
Questo saggio fornisce un esempio illuminante di come Badaloni riuscisse a coniugare magistralmente conoscenza delle fonti, anche inedite, ricostruzione storico-critica, e individuazione delle coordinate teoretiche del dibattito filosofico, con uno stile, che – osserva Lina Bolzoni nella Prefazione – affronta «problemi filosofici che non si trovano a loro agio entro i confini tradizionali della disciplina, che hanno bisogno di misurarsi con temi e personaggi che possono apparire estranei, o ai margini» (p. IX).
Come scrive Remo Bodei nel ricordo introduttivo Per Nicola Badaloni, l’intera biografia intellettuale e umana di Badaloni ha ruotato intorno «a un pensiero dominante ed ossessivo», articolato nei tre settori delle opere di storia locale e di taglio civile, di filosofia italiana e di marxismo; essa è scolpita nella memoria degli uomini migliori del nostro tempo: «Gli uomini migliori sono quelli che – fedeli a questo pensiero, a se stesso e al proprio tempo, ma capaci di apprendere, senza opportunismi, la lezione della storia – si sforzano di capire, di legare le idee ai condizionamenti storici» (p. V).
|