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Candida Carella, L’insegnamento della filosofia alla “Sapienza” di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri , Olschki, 2007
di Alessandro Aprile

All’interno della collana che fa capo al Progetto d’Ateneo Le corrispondenze letterarie, scientifiche ed erudite dal Rinascimento all’Età Moderna, diretto da Marta Fattori, viene pubblicato questo volume frutto soprattutto delle ricerche dell’Autrice per la redazione della tesi di dottorato L’insegnamento della filosofia allo Studium Urbis nel Seicento (2000) ma anche di alcuni saggi pubblicati nella rivista “Nouvelles de la République des Lettres”: I lettori di filosofia naturale della Sapienza di Roma: Francesco Nazari (2003/I-II, pp. 7-35); La circolazione manoscritta della filosofia moderna a Roma all’inizio del XVII secolo. Prime considerazioni su un fondo manoscritto della Biblioteca Casanatense di Roma (2004/I-II, pp. 99-132); La metafisica dei carmelitani alla Sapienza di Roma nel ‘600 (2005/II, pp. 25-46).
Il libro si articola in quattro parti e tre appendici, nelle quali sono contenute sia schede bio-bibliografiche dei maestri che lungo tutto il XVII secolo insegnarono presso la Sapienza, sia la trascrizione di un testo manoscritto di Vitale Giordano, lettore di matematica, oltre ad altri documenti che costituiscono la ricchezza di questo lavoro.
Oltre a ripercorrere brevemente la storia dell’Istituzione e il lungo periodo di decadenza che quest’ultima visse durante buona parte del Seicento (causato dalla pratica della lettura privata e soprattutto dalla presenza di un altro centro di formazione universitaria, il Collegio Romano, che era già divenuto il luogo di studio privilegiato della nobiltà romana), questo libro dimostra, attraverso una lettura attenta dei testi degli autori presi in esame, come alcuni lettori dello Studium Urbis conoscessero e diffondessero, non solo attraverso le lezioni universitarie, la «moderna filosofia» e un nuovo modo di confrontarsi con le auctoritates antiche. Indicativa a questo riguardo è la figura di Demetrio Fallirei, lettore di greco dal 1645 al 1663 e di filosofia naturale dal 1648 al 1663, il quale pubblicò un’opera, frutto delle sue lezioni universitarie, dal titolo De Anima (1663). Quest’opera, sviluppata seguendo la tradizionale struttura della quaestio medievale e incentrata sulla concezione dell’anima e sulle funzioni psico-fisiologiche alle quali presiede, è un coacervo di spunti che provengono da tradizioni diverse: non solo Aristotele ma anche la medicina galenica, la letteratura magica e alchemica del Cinque-Seicento, nonché fonti dichiarate quali Girolamo Cardano e Giovan Battista Della Porta. Nel pensiero del Fallirei non c’è solo lo Stagirita, il quale è anzi trattato alla medesima stregua delle altre fonti, ma anche posizioni differenti dall’aristotelismo e moderne come la fisiologia cartesiana.
Ancora più interessante è la figura di Francesco Nazari, lettore di filosofia naturale dal 1670 al 1714, noto come l’estensore del «Giornale de’ letterati», rivista di recensioni librarie e di resoconti scientifici e sperimentali, sia originali, sia mutuati dal «Journal des Savants» e dalle «Philosophical transactions». Il «Giornale de’ letterati» si pubblicava, in volgare, a Roma, per iniziativa di un gruppo di scienziati-eruditi tra il 1668 e il 1681. Attraverso questa rivista il Nazari fu certamente uno dei banditori della nuova cultura scientifica nella Roma degli anni Settanta del Seicento nonostante il suo «aristotelismo universitario» (p. 97) e il suo incarico di revisore presso il Collegio De Propaganda Fide. Le varie edizioni del «Giornale» dimostrano, infatti, come la sua attività extrastudium ruotasse intorno alla più moderna cultura filosofica: Nazari recensì, ad esempio, l’edizione francese del Traité de la mécanique curata da Nicolas Poisson (1668), il terzo volume delle lettere di Descartes, verso il quale dimostra aperta simpatia pur essendo le opere edite del filosofo francese già state condannate dalla Congregazione dell’Indice nel 1663, e dedicò ampio spazio a Gérauld Cordemoy e al suo Le descernment du corps, e de l’ame (1666). In generale, afferma l’Autrice del volume, nell’attività redazionale del Nazari «i riferimenti agli scienziati, ai matematici del tempo sono continui e Descartes, considerato valentissimo matematico, trova spazio in molti contesti», nei quali si ricordano «sempre al lettore gli eventuali riferimenti del filosofo nei testi che va recensendo, sia che si tratti di seguaci, si che si tratti di oppositori del cartesianesimo» (p. 112).
Nei diversi fascicoli del «Giornale» figurano anche riferimenti ad altri grandi filosofi quali Francis Bacon e Thomas Hobbes, dei quali erano stati condannati, sempre dalla Congregazione dell’Indice, rispettivamente il De augmentis scientiarum nel 1669 e il De cive nel 1649, e si mette in luce in generale una propensione filosofica del Nazari verso l’atomismo. In particolar modo, per es., recensendo Dogmatica philosophia peripatetica christiana (Padova 1671) l’opera di Serafino Piccinardi, maestro di metafisica a Padova, Nazari non si limita a fare una semplice sintesi ma, rispondendo alle confutazioni dell’autore nei confronti di Democrito e degli atomisti, «confeziona un pamphlet atomista» (p. 116), nel quale, con dimostrazioni e citazioni, afferma che una tale concezione della materia può concordare con i dettami conciliari.
L’attività di Fallirei e di Nazari è comunque solo un esempio (molti altri ne produce l’Autrice nella sua trattazione) di come all’interno dell’Istituzione universitaria fondata da papa Bonifacio VIII circolassero le nuove concezioni scientifiche e filosofiche, anche direttamente avversate dalla curia, per opera di valenti maestri, per lo più sconosciuti al grande pubblico, che grazie alla loro intensa attività di studio e insegnamento hanno contribuito a diffondere la nuova filosofia che si diffondeva in Europa.                    

PUBBLICATO IL : 22-04-2008
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