La pubblicazione di questo testo rappresenta una novità nel panorama editoriale italiano, perché per la prima volta è tradotta un’opera della pensatrice tedesca Hedwig Conrad-Martius. Tale operazione rientra nel progetto editoriale che tende a valorizzare il pensiero femminile del Novecento, in particolare, delle filosofe presenti nella suola fenomenologica. L’operazione è riuscita con successo per quanto riguarda Edith Stein, le cui opere sono state tradotte a cura di Angela Ales Bello e pubblicate dall’editrice Città Nuova fin dagli anni Novanta. Ora si inizia con la pubblicazione dei Dialoghi metafisici la diffusione in Italia del pensiero della Conrad-Martius, amica e interlocutrice filosofica della Stein, ed è in corso di pubblicazione anche la traduzione della fenomenologia della mistica della Gerda Walther, discepola di Edith Stein. Non si tratta solo di rivendicare la presenza di un pensiero femminile, ma di dare giusto spazio al contributo teoretico straordinario di queste pensatrici, “messe da parte” da una storia della filosofia finora scritta al maschile.
Conrad-Martius appartiene a quel vasto gruppo di studiosi, discepoli cosiddetti “dissidenti” di Husserl, che va da Scheler a Heidegger, da Hering a Gurwitsch, a Edith Stein, i quali nell’ambito della fenomenologia e in seguito alla pubblicazione nel 1913 del primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Husserl, decidono di allontanarsi dall’impostazione metodologica che la fenomenologia andava prendendo a opera del maestro. L’Autrice, contrapponendosi alla presa di posizione metodologica di Husserl, ritenuta idealistica, riterrà di dover optare per una fenomenologia realisticamente orientata, come lo saranno, ma con toni evidentemente diversi, quelle di Max Scheler e di Edith Stein. Testimonianza fondamentale di questa sua convinzione è la sua opera fondamentale: Realontologie.
Alcuni dei temi presenti in questa opera sono compendiati in quella che può essere considerata una piccola summa del pensiero di Conrad-Martius, e cioè i Dialoghi Metafisici. In essi non si realizza apparentemente alcun atto di epoché, nessuna riduzione nei termini husserliani è adoperata sì da tracciare la soglia del fenomenologicamente rilevante ai soli dati della coscienza; è rivalutato, al contrario, il ricorso alla tradizione, ai testi scritti, al passato in generale e alle teorie scientifiche del tempo. La soglia del fenomenologicamente rilevante, così, si amplia sino ad includere, per esempio, anche le fiabe e gli spiriti che le animano, relativamente, è ovvio, alla regione ontologica che si desidera chiarificare e descrivere.
L’idea fondamentale che l’Autrice trasmette è l’organicità di tutto l’universo o, più in particolare, l’intrinseca animazione di tutto il vivente, dalle piante sino agli animali superiori; tutto, in una sorta di neo-ilozoismo, è dotato di anima, ma in diversi gradi, o, per meglio dire, in una diversa stratificazione da ente ad ente. Nell’opera trattasi di trovare per l’Autrice gli ultimi fondamenti di ogni regione dell’essere, ossia quelle costanti senza le quali quei fenomeni non sarebbero quel che sono. Passando dalla pianta all’animale, e intersecando la trattazione con ciò che è spirituale o meramente materiale, fino ad arrivare a ciò che costituisce autenticamente l’uomo ed il possesso di un “Sé”, si ottiene tutta una serie di determinazioni dell’essere: le dimensioni dell’“alto” per lo spirito e della “centralità” dell’anima, della pesantezza e del “basso” per la materialità, della “profondità” e della “altezza”, in una volta, per le varie dimensioni dello spirituale. Risulta evidente come tutto ciò che fa parte a titolo di ente dell’essere ha, per così dire, un suo “luogo” proprio da cui assume fondamento e giustificazione, “luoghi” che non sono la scaturigine, per Conrad-Martius, di attribuzioni soggettive all’essere, ma proprio determinazioni ontologiche, facenti intrinsecamente parte di esso, di ogni sua componente. |