Michel Rybalka, nato in Francia nel
1933, ucraino di origine, laureato in inglese e in russo, dottore di ricerca
a UCLA con una tesi du Boris Vian, ha proseguito la carriera universitaria negli
Stati Uniti. Fa parte della “seconda generazione” sartriana, quella
di coloro che hanno conosciuto Sartre e con lui e su di lui hanno lavorato in
varie forme. Il suo incontro con Sartre, propiziato da Michelle Vian, risale
al 1964. Michel Rybalka si è ben presto imposto come uno dei commentatori
più acuti dell’opera sartriana. Dal 1970, con Michel Contat, è
il principale curatore degli scritti di Sartre. Da questa collaborazione sono
nate varie opere, tradotte in diverse lingue: Les Ecrits de Sartre (Gallimard,
1970), Un théatre de situations (Gallimard, 1973; nuova ed. riveduta
1992), le Oeuvres romanesques (Gallimard, “Bibliothèque de la Pléiade”,
1981), e Ecrits de jeunesse (Gallimard, 1990). Contat e Rybalka hanno inoltre
proposto alla comunità scientifica una serie di strumenti di ricerca
indispensabili: si pensi ai dati storici e bibliografici raccolti per il volume
Sartre, Bibiliographie 1980-1992 (Editions du CNRS, 1993) e per il “Bulletin
d’information du Groupe d’Etudes sartrienne”, divenuto “L’Année
sartrienne” nel 2001. Nel 1979 Michel Rybalka ha diretto con Geneviève
Idt il fondamentale convegno di Cerisy. Quest’anno è incaricato
dell’organizzazione del convegno per il Centenario Sartre, le cui attività
vengono coordinate tramite il sito da lui ideato www.jpsartre.org.
"Veilleur de nuit présent sur tous les fronts de l'intelligence" (secondo
le parole Audiberti), Sartre è stato incontestabilmente le contemporain
capital (così lo definiva F. Mauriac) del secolo appena scorso. Votato
instancabilmente alla scrittura dalla sua infanzia, ideologicamente creatore,
rappresenta l'esempio unico di un uomo che ha realizzato, in una sola volta,
a partire dalla propria personale esistenza e sotto il segno della libertà,
un'immensa opera letteraria e filosofica. L'intera produzione, senza assumere
le fattezze di un sistema, resta contrassegnata, in tutta la sua diversità,
da questa coerenza interna. Sartre ricorre a registri espressivi d'ogni genere:
finzione letteraria, filosofia, teatro, biografia, autobiografia, saggi di vario
tipo, giornali, quaderni, giornalismo, corrispondenza….e si impegna con forza
e convinzione nei più importanti "dibattiti" della sua epoca. In linea teorica
e su un piano generale l'accostamento con Voltaire (suggerita dal generale De
Gaulle) o con Victor Hugo non risulta per nulla incongruo. Alla morte prematura
del padre, ufficiale di marina, Sartre cresce sotto la cura della madre e del
nonno, esponente della famiglia Schweitzer. Durante gli anni di studio al Lycée
Henri-IV e nel corso della sua permanenza all'École normale supérieure, Sartre
stringe amicizia con Paul Nizan e Raymond Aron, i suoi "petits camarades" (
oggetto anch'essi nel 2005 di una commemorazione nazionale per la celebrazione
del centenario dalla nascita) e si imbatte in Maurice Merleau-Ponty. Nel 1929
si situa il "fatale" incontro con Simone de Beauvoir e sempre nello stesso anno
Sartre risulta primo vincitore all'esame di concorso per l'"agrégation" in filosofia.
In seguito Sartre costituisce intorno a sé e alla figura di Simone de Beauvoir
una vera e propria "famiglia", in cui entreranno a far parte, insieme a molti
altri, le sorelle Kosakiewicz, Jacques -Laurent Bost, Michelle Vian, Arlette
Elkaïm (la quale diverrà sua figlia adottiva). Chiamato alle armi nel settembre
del 1939, sarà fatto prigioniero nel giugno 1940. Dopo la sua liberazione, Sartre
fonda il gruppo Socialisme et Liberté e "milita" tra i quadri della resistenza
intellettuale. Più tardi, alla ricerca di una terza via tra gaullisme e comunismo,
fonda il Rassemblement Démocratique Révolutionnaire, partito che, però,
non sancirà alcun successo. Negli anni quaranta Sartre è vicino ad Albert Camus,
con il quale, tuttavia, ancor prima di separarsi da Merleau-Ponty, romperà fragorosamente
i rapporti durante il profilarsi della guerra fredda. Nel 1958 si oppone alla
venuta al potere del generale De Gaulle e denuncia la tortura in Algeria; nel
1960 firma il " Manifeste des 121" e nel 1964, poco dopo aver pubblicato
Les Mots, rifiuta il premio Nobel per la letteratura. Nel 1968
Sartre prende parte agli eventi del Maggio e per un po' di tempo incoraggia
i mouvements gauchistes. Gli ultimi anni della sua vita furono contrassegnati
da una cecità crescente e dalla malattia: solo attraverso interviste, Sartre
poté ancora esprimersi. La sua morte, causata da un edema polmonare, sopravvenne
il 15 Aprile 1980; un corteo funebre di 50.000 persone accompagnò Sartre nel
suo ultimo viaggio a Parigi.
Molti volumi importanti, ed in particolare i Carnets de la drôle de guerre,
la corrispondenza con Simone de Beauvoir ed il breve, ma prezioso Vérité
et Existence, sono stati pubblicati postumi. Si sollevano molte critiche,
attacchi rivolti contro il personaggio Sartre, rimproverandogli a più riprese
degli"errori" politici. Il filosofo, tuttavia, resta incontestabilmente l'autore
francese più studiato e commentato della nostra epoca. Roland Barthes affermava
che bisognava prendere il "wagon Sartre" e di recente, scrittori come
Bernard-Henri Lévy, Jacques Derrida, Julia Kristeva, Alain Robbe-Grillet, Philippe
Sollers, hanno reso pubblico tutto l'interesse che essi rintracciano nell'opera
sartriana. Molti dei testi di Sartre sono divenuti dei "Classici": La Nausée,
Le Mur, Les Mots in letteratura, La Transcendance de l'ego, L'Être et
le néant, e la Critique de la raison dialectique in filosofia. Huis-clos
registra un successo straordinario ed è stato messo in scena migliaia di volte,
ma anche pièces, come Les Mouches e Les Mains sales, sono state
rappresentate a più riprese; la regia di D. Mesguich ha rivelato la gran forza
teatrale de Le Diable et le Bon Dieu e si potrà scoprire, nella nuova
edizione Pléiade del Teatro di Sartre, il "mistero di Natale" del Bariona,
composto da Sartre durante la prigionia in suolo tedesco. Il lavoro su Flaubert,
L'Idiot de la famille, è di notevole ricchezza, ma rimane, a causa della
sua dimensione, un continente ancora da esplorare. Dedichiamo una menzione speciale
alla favola "Le Chasseur d'âmes", inserita da Sartre tra le pagine del
suo romanzo giovanile Une défaite.
Si possono distinguere, semplificando, tre grandi periodi all'interno del percorso
sartriano. Fino al 1939 egli si vede come "l'uomo solo" alle prese con la propria
libertà ed esistenza, di fronte alle cose e alle immagini. Influenzato da Husserl
e da Heidegger, Sartre "scopre" la fenomenologia, ma fedele alla tradizione
francese e "giovandosi" del lato esistenziale del francese (constatabile, ad
esempio, nella marcata differenza grammaticale tra persona ed oggetto), egli
lo adatta "ad usum", in una filosofia dalla forma più pubblica ed aperta, l'esistenzialismo.
Pone allora l'accento sulle categorie di "esistenza individuale", concepita
nella sua irriducibilità di "realtà umana" e di "vissuto qui ed ora". Dal 1939
sino al 1968, Sartre affronta la problematica dell' "individuo di fronte al
gruppo" e proclama la necessità dell' "impegno": "Il faut faire quelque chose
de ce que les autres ont fait de nous". Durante questo periodo, che potrebbe
essere definito come il periodo dell' "uguaglianza", egli viene riconosciuto
come il rappresentante dell'esistenzialismo francese nel mondo e intraprende
numerosi viaggi, dapprima negli Stati Uniti, in seguito in URSS, in Cina, in
Brasile, in Giappone , nel Medio-Oriente, etc . Assume progressivamente posizioni
sempre più politiche fino ad appoggiare, dal 1952 al 1956, le posizioni del
partito comunista, per poi in seguito rigettarle, senza la minima esitazione.
Legge Marx e Freud, si dedica alla stesura di biografie (Baudelaire, Genet,
Mallarmé), lavorando, nello stesso tempo allo studio su Flaubert e alla propria
autobiografia. Mostra energicamente il suo dissenso nei confronti della guerra
in Indocina, in Algeria e in Vietnam. L''impegno, in Sartre, diviene un compito
permanente, assunto ricorrendo a tutti gli strumenti tradizionali della protesta:
proclami, appelli, petizioni, dichiarazioni pubbliche, manifestazioni di piazza.
A partire dal 1968 una "filosofia della fraternità" appare in seno al pensiero
sartriano, certificata, pur restando in buona parte inarticolata, dagli ultimi
incontri con Benny Lévy, L'Espoir maintenant. Il suo esistenzialismo
resta un'estetica, una filosofia "di" e "in" movimento - per epoche di crisi-;
presenta delle assonanze con il barocco, con il romanticismo ed attualmente
con il postmoderno, opponendosi,così, ai due periodi di "ordine" quali il classicismo
e lo strutturalismo. Non rinuncia ad un pessimismo profondo "Nous sommes
des sous-hommes à la recherche de notre humanité", afferma Sartre, non esclude,
tra l'altro, un certo realismo (ad esempio, quello della famosa frase " L'enfer,
c'est les autres ") e lascia posto alla speranza. Ne costituiscono un' attestazione
il suo incessante attivismo in favore della rivendicazione dei diritti umani,
i testi sulla questione ebraica,sulla negritudine (Orphée noir), sulla decolonizzazione,
sul Terzo Mondo, sulla questione basca,sulla politica etc. Oltre a ciò, la collaborazione
con Simon de Beauvoir, lo pone in contatto con il movimento femminista.
Nel corso del 2005, un'importante esposizione presso la Bibliothèque Nationale
e una quindicina di convegni, nazionali e internazionali, in Francia e all'estero,
tenteranno di trarre delle considerazioni in merito all'apporto storico di Sartre
e di discernere tra le diverse prospettive che la sua opera ci offre, quelle
che permettono di comprendere al meglio la nostra post-modernità.
(traduzione dal francese di Cristina Ficorilli)
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