Emanuele Severino (1929) già docente di Filosofia teoretica all’Università Cà Foscari di Venezia, dove ha diretto per diversi anni il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze, insegna attualmente Ontologia fondamentale presso l’Università “Vita-salute” S.Raffaele di Milano. Accademico dei Lincei, collabora al “Corriere della Sera”.
Allievo di Gustavo Bontadini. Si laurea nel 1950 presso l’Università di Pavia con un lavoro su Heidegger e la metafisica (Vannini, Brescia, 1950; ora Adelphi, Milano, 1994), il cui fondamento ermeneutico risiede nella possibilità di rinvenire nel pensatore tedesco l’affermazione del sapere metafisico, come architrave per la soluzione del problema dell’esistenza umana. Nel 1951 diviene libero docente di Filosofia teoretica presso l’Università di Pavia, successivamente (a partire dal 1954 e fino al 1969) ricoprirà il ruolo di docente incaricato, poi ordinario, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
La tappa iniziale nell’affermazione del pensiero filosofico severiniano deve essere rintracciata in un articolo del 1956, frutto della frequentazione severiniana con il pensiero di Bontadini, dedicato a La metafisica classica e Aristotele (pubblicato in “Rivista di filosofia neoscolastica”, II, 1956; ora in Fondamento della contraddizione, Adelphi, Milano, 2005, pp.115-142), che si presenta come lo sfondo storico-teorico de La struttura originaria del 1958. Nell’articolo emerge già con particolare potenza che il principio di non contraddizione − esemplificato nella formula parmenidea “L’essere è” − agisce come requisito ontologico immediato nella formazione dell’essere, tantoché “si può dire che la metafisica ha qui il suo inizio e il suo concludersi” (Op. cit. pag.118). In tal modo il p.d.n.c possiede un valore sia ontologico sia logico-mediazionale, cioè esso domina come legge assoluta dell’essere e del pensiero.
Questo tipo di considerazioni trovano una sistemazione pressoché definitiva ne La struttura originaria (La Scuola, Brescia,1958; ora Adelphi, Milano, 1981), un’opera di difficile lettura nella quale rimane appurato che il senso dell’essere compete alla sua in contraddittorietà/incontrovertibilità immediata, come capacità di limitare ogni affermazione che pretenda opporglisi, mostrandone l’autocontraddittorietà. L’essere dunque possiede “il carattere di orizzonte assoluto” (Op.cit. pag.224),. Questo saggio costituisce senza dubbio la base concettuale da cui la filosofia dell’Autore non si distaccherà più. Molte delle tesi de La struttura originaria anticipano determinatamente gli sviluppi ontologici del pensiero severiniano, in particolar modo la tesi che afferma l’ immutabilità e l’eternità di ogni essente, oltre alla tesi per cui l’essere del divenire è incontraddittorio solamente se inteso come divenire dell’essere immutabile.
Negli anni Sessanta la riflessione dell’Autore procede, in un crescendo imponente, verso la pubblicazione dei suoi saggi più noti e controversi (in particolare Ritornare a Parmenide del 1964, il Poscritto del 1965 e Il Sentiero del Giorno del 1967). Tali lavori sono preceduti da un volume dedicato a Fichte, Per un rinnovamento nell’interpretazione della filosofia fichtiana (La Scuola, Brescia, 1960; ora in Fondamento della contraddizione, cit.pp. 291-424), che si pone come ampliamento storico de La struttura originaria e dagli Studi di filosofia della prassi (Vita e Pensiero, Milano,1962; ora Adelphi, Milano, 1984) che occupano un ruolo importante nel sistema filosofico severiniano, in quanto in essi rimane appurato il senso che deve essere riservato alla prassi, quando essa venga vista sotto una condizione ontologica. Emerge in tale lavoro (strettamente dipendente dall’orizzonte ontologico sviluppato ne La struttura originaria) un giudizio relativo alla fede pratica (analizzata nelle sue articolazioni fondamentali come “essere nella fede” e l’ “aver fede”) destinato ad ampi sviluppi critici. Del 1964 è Ritornare a Parmenide (in “Rivista di filosofia neoscolastica”,II; ora in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, 1972, 1°ed; Adelphi, Milano, 1982, 2°ed.), l’articolo maggiormente radicale di Severino che suscita dibattiti e polemiche accese sia all’Università Cattolica sia nel mondo culturale italiano. In tale articolo il recupero del pensiero ontologico di Parmenide si fà esplicito e dirompente, poiché l’Autore inizia a scorgere nella tradizione metafisica occidentale la dimenticanza del senso autentico dell’essere, consistente nell’affermazione incontraddittoria della immutabilità di ogni essente. In tal senso la metafisica classica ha violato esplicitamente il p.d.n.c operando secondo un’ “idea che lascia libero l’essere di essere o di non essere” (Op.cit.pag.24), dunque con un’idea contraddittoria dell’essere, che ha destinato il pensiero occidentale all’alienazione del nichilismo. Nel 1965 nel Poscritto (“Rivista di filosofia neoscolastica”, V; ora in Essenza del nichilismo, cit.) tale critica viene ulteriormente approfondita: il pensiero occidentale, nell’interpretare il divenire come un oscillare dell’ente tra l’essere ed il non essere, dunque nel pensare all’identità tra gli inidentici, ha contraddittoriamente problematizzato ciò che è posto immediatamente nell’evidenza incontraddittoria: “l’esistenza conviene dunque ad ogni determinazione del positivo in quanto essa è tale” (Op.cit. pag. 66). Il Sentiero del Giorno (in “Giornale critico della filosofia italiana”,I, 1967; ora in Essenza del nichilismo, cit.) è una delle due tappe più estese cui approda la riflessione severiniana (l’altra sarà La terra e l’essenza dell’uomo) negli anni Sessanta: in tale articolo viene analizzata la presenza dell’alienazione del pensiero occidentale nelle sue manifestazioni storico-concrete, tantoché il nichilismo della ragione metafisica viene interpretato come l’atmosfera e l’essenza tipica dell’Occidente. Alla strada che l’Occidente ha fatalmente imboccato, il Sentiero della Notte, si deve opporre la via della salvezza dalla contraddizione del nichilismo. Inizia anche a prendere corpo in tali pagine il giudizio circa il sapere tecnico-scientifico, come ultima e definitiva manifestazione del nichilismo metafisico. Ne La terra e l’essenza dell’uomo ( in Giornale critico della filosofia italiana, III, 1968; ora in Essenza del nichilismo, cit.) il ciclo critico inaugurato con Ritornare a Parmenide si completa, infatti Severino dimostra che la contraddizione del nichilismo occidentale trova la sua fondazione autentica nell’isolamento della terra dal destino della verità dell’essere.
Le dottrine sviluppate dall’Autore provocano una decisa reazione da parte dell’Università Cattolica, infatti le sue tesi vengono sottoposte al vaglio della Sacra Congregazione della Dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio) e, nel 1970, dichiarate incompatibili con la dottrina cattolica.
Nel 1971 Severino approda all’Università di Venezia.
Del 1972 è la raccolta di scritti più celebre dell’Autore intitolata Essenza del nichilismo (Op.cit): in essa, come già detto, la dimensione del nichilismo viene affermata per tutti gli aspetti di fondo del mondo occidentale. In particolare si rileva che l’Occidente si radica su una convinzione alienata del senso dell’essere, perché ammette l’evidenza del divenire come passaggio contraddittorio ed alienato dell’ente tra l’essere ed il non essere. Tale convinzione fornisce la base per l’instaurazione della volontà di potenza che dispone della libertà dell’ente ad essere o a non essere. In tal senso il sapere tecnico-scientifico rappresenta l’ultima, definitiva e perentoria manifestazione dell’alienazione metafisica, poiché si pone a capo della produzione e della distruzione dell’ente, intese come creazione programmata dell’ente dal niente e sua reimmersione nel nulla.
Negli anni Settanta Severino si impegna nella preparazione di Destino della necessità (Adelphi, Milano, 1980), ponendo altresì attenzione alla logica dell’impresa scientifica in Legge e caso (Adelphi, Milano, 1980), alla tendenza necessaria secondo cui la dimensione della ragione metafisica (ivi incluse le forme del marxismo e del cristianesimo) ceda il passo alla volontà di potenza in forma tecnico-scientifica in Gli abitatori del tempo (Armando Editore, Roma, 1979).
In Destino della necessità emerge con ancor maggiore chiarezza che l’ontologia severiniana è un grandioso tentativo di critica mosso all’intera civiltà occidentale, che ripone fiducia nel progetto del dominio metafisico e tecnico dell’ente. In tale lavoro assume un’importanza fondamentale il concetto di destino che indica la matrice originaria della verità ontologica. Conformemente alle tesi sviluppate ne La struttura originaria il destino è l’affermazione perentoria della connessione tra l’identità dell’ente e la sua eternità. Il nichilismo occidentale con ciò stesso rappresenta la massima contrarietà alla verità, perché esso, inconsciamente, separando irrimediabilmente l’essere dall’ente, lo destina al nulla, all’alterità impossibile del divenire e, con ciò stesso, garantendosene il dominio. In Destino della necessità Severino analizza anche la presenza del nichilismo nelle forme arcaiche del linguaggio occidentale e nel modo di concezione filosofica della prassi che è l’emblema della capacità organizzata ed articolata della fede nel divenire di isolare l’ente dall’essere, agendolo come un nulla. La prassi è dunque il modo concreto con cui l’alienazione della ragione metafisica e tecnica gestisce la libertà dell’ente. Viene altresì offerta una complessa giustificazione della concezione autentica del tempo, inteso come apparire degli eterni e anche la giustificazione della presenza inconscia del destino infinito, il luogo della necessità concreta ed assoluta dell’essere in cui tutto l’essere appare senza contraddizione, rispetto alla presenza del destino finito e del nichilismo occidentale.
Degli anni Ottanta sono alcune opere che chiariscono la legge di sviluppo del nostro tempo conformemente alla concezione, già sviluppata nelle opere precedenti, secondo cui il passaggio epocale dal sapere metafisico (e dal sistema di convinzioni occidentali su di esso innestato) al sapere tecnico-scientifico, avviene secondo il crisma della necessità: dunque, l’allontanamento progressivo dell’Occidente dalla sua tradizione sarebbe inevitabile e reso possibile dalla sempre maggior diffusione della fede nel divenire dell’ente e nella sua dominabilità (La tendenza fondamentale del nostro tempo, Adelphi, Milano, 1988).
Negli anni Novanta Severino approfondisce, da una parte, in Oltre il linguaggio (Adelphi, Milano, 1992), alcuni problemi tipici legati alla comprensione della natura del linguaggio umano in connessione alla verità ontologica; dall’altra, analizza l’impatto che il pensiero di alcuni autori occidentali ha avuto nell’affermazione del nichilismo. In particolare dedica due saggi al pensiero di Leopardi (Il nulla e la poesia. Alla fine dell’età della tecnica: Leopardi, Rizzoli, Milano, 1990; Cosa arcana e stupenda. L’Occidente e Leopardi, Rizzoli, Milano, 1997) e al pensiero di Nietzsche ( L’anello del ritorno, Adelphi, Milano, 1999): quest’opera si pone tra le grandi interpretazioni novecentesche del filosofo tedesco, accanto a quelle di Heidegger, Jaspers, Lowith, Deleuze. Per Severino, Nietzsche avrebbe, più e meglio di altri pensatori occidentali, (assieme a Leopardi e Gentile), attraverso la dottrina dell’ “eterno ritorno dell’uguale”, intravisto l’intima contraddittorietà del concetto del divenire dell’essere, portandosi a ridosso del riconoscimento dell’alienazione dell’Occidente. Del 1995 è Tautotes un’opera importante che presenta delle chiarificazioni fondamentali sui concetti di elenchos e di identità dell’essente.
Del 2001 è l’opera intitolata La Gloria (Adelphi, Milano, 2001). Un testo difficile e complesso che si presenta come un completamento e una risoluzione di alcuni nodi teorici lasciati scoperti da Destino della necessità. Severino s’impegna in particolare in un’analisi sempre più puntuale della temporalità, posta alla luce della verità del destino dell’essere, raggiungendo la convinzione che la contraddizione che investe il destino finito nel suo opporsi al nichilismo dell’Occidente, per necessità, sia destinata a risolversi. Tale risoluzione è la Gloria come affermazione della “necessità che ogni luogo raggiunto dalla terra sia oltrepassato e che dunque sia oltrepassato anche il luogo in cui consiste la solitudine della terra” (Op.cit.pag.92). Oltre a ciò, alla luce di una chiarificazione ulteriore del destino della verità dell’essere, trova soluzione il problema dell’esistenza di più dimensioni attuali dell’apparire ontologico, di più cerchi manifestativi dell’unica verità concreta (l’identità e l’eternità di ogni essente in quanto tale), infatti “Il cerchio originario dell’apparire del destino esiste in una molteplicità di cerchi” (Op.cit. pag.37).
Del 2007 è l’ultima poderosa opera severiniana, Oltrepassare (Adelphi, Milano, 2007), in cui le tesi de La Gloria vengono approfondite e ulteriormente precisate, in particolar modo rispetto alla tematica della morte. La necessità dell’oltrepassamento dell’isolamento della terra e del nichilismo occidentale, cioè la Gloria, procede verso la Gioia, come piena manifestazione della totalità concreta dell’essere. In tale lavoro rimane appurato il senso ontologico della morte che tracima il senso alienato e nichilistico del morire, infatti nell’oltrepassamento della solitudine della terra e del nichilismo “appare la verità dell’essere mortale, dei morti e della morte, e pertanto la destinazione della terra al tramonto del proprio isolamento: la destinazione della terra alla terra che salva dalla morte-all’infinità di infiniti, in cui consiste la terra che salva, che tuttavia, non sospettata e non sperata dai mortali dopo la loro distruzione, mostra quanto è necessario che sia immenso ciò che salva la terra dalla morte” (Op.cit. 693).
OPERE DI EMANUELE SEVERINO
La struttura originaria, Brescia, La Scuola, 1958. Nuova edizione, con modifiche e una Introduzione 1979, Milano, Adelphi, 1981]
Per un rinnovamento nella interpretazione della filosofia fichtiana, Brescia, La Scuola, 1960
Studi di filosofia della prassi, Milano, Vita e pensiero, 1963; nuova ediz. ampliata, Milano, Adelphi, 1984
Ritornare a Parmenide, in «Rivista di filosofia neoscolastica», LVI [1964], n. 2, pp. 137-175; poi in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, 1972, pp. 13-66; nuova edizione ampliata, Milano, Adelphi, 1982, pp. 19-61
Essenza del nichilismo. Saggi, Brescia, Paideia, 1972; seconda edizione ampliata, Milano, Adelphi, 1982
Gli abitatori del tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica, Roma, Armando, 1978; nuova edizione ampliata, ivi, 1981
Téchne. Le radici della violenza, Milano, Rusconi, 1979; seconda edizione, ivi, 1988; nuova edizione ampliata, Milano, Rizzoli, 2002
Legge e caso, Milano, Adelphi, 1979
Destino della necessità. Katà tò chreòn, Milano, Adelphi, 1980; nuova edizione, senza modifiche sostanziali, ivi, 1999
A Cesare e a Dio, Milano, Rizzoli, 1983; nuova ediz., ivi, 2007
La strada, Milano, Rizzoli, 1983; nuova ediz., ivi, 2008
La filosofia antica, Milano, Rizzoli, 1984; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004
La filosofia moderna, Milano, Rizzoli, 1984; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004
Il parricidio mancato, Milano, Adelphi, 1985
La filosofia contemporanea, Milano, Rizzoli, 1986; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004
Traduzione e interpretazione dell’«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli, 1985
La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano, Adelphi, 1988; nuova ediz., ivi, 2008
Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Milano, Adelphi, 1989
La filosofia futura, Milano, Rizzoli, 1989; nuova ediz. ampliata, ivi, 2005
Il nulla e la poesia. Alla fine dell’età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli, 1990; nuova ediz., ivi, 2005
Filosofia. Lo sviluppo storico e le fonti, Firenze, Sansoni, 3 voll.
Oltre il linguaggio, Milano, Adelphi, 1992
La guerra, Milano, Rizzoli, 1992
La bilancia. Pensieri sul nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1992
Il declino del capitalismo, Milano, Rizzoli, 1993; nuova ediz., ivi, 2007
Sortite. Piccoli scritti sui rimedi (e la gioia), Milano, Rizzoli, 1994
Pensieri sul Cristianesimo, Milano, Rizzoli, 1995
Tautótēs, Milano, Adelphi, 1995
La filosofia dai Greci al nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1996
La follia dell'angelo, Milano, Rizzoli, 1997; nuova ediz., Milano, Mimesis, 2006
Cosa arcana e stupenda. L’Occidente e Leopardi, Milano, Rizzoli, 1998; nuova ediz., ivi, 2006
Il destino della tecnica, Milano, Rizzoli, 1998
La buona fede, Milano, Rizzoli, 1999
L’anello del ritorno, Milano, Adelphi, 1999
Crisi della tradizione occidentale, Milano, Marinotti, 1999
La legna e la cenere. Discussioni sul significato dell'esistenza, Milano, Rizzoli, 2000
Il mio scontro con la Chiesa, Milano, Rizzoli, 2001
La Gloria, Milano, Adelphi, 2001
Oltre l’uomo e oltre Dio, Genova, il melangolo, 2002
Lezioni sulla politica, Milano, Marinotti, 2002
Tecnica e architettura, Milano, Cortina, 2003
Dall'Islam a Prometeo, Milano, Rizzoli, 2003
Fondamento della contraddizione, Milano, Adelphi, 2005
Nascere, e altri problemi della coscienza religiosa, Milano, Rizzoli, 2005
La natura dell'embrione, Milano, Rizzoli, 2005
Oltrepassare, Milano, Adelphi, 2007 |