interviste,  articoli, approfondimenti interviste,  articoli, approfondimenti recensioni, segnalazioni, novita editoriali Tutti i link della filosofia dizionario dei filosofi seminari, presentazioni,  convegni
by google
www giornale di filosofia
scrivici Chi siamo / info news letter link non attivo

 

V. Allori, M. Dorato, F. Laudisa, N. Zanghì, La natura delle cose. Introduzione ai fondamenti e alla filosofia della fisica.
Carocci, 2005

di Gaspare Polizzi

La produzione epistemologica in lingua italiana sta maturando un approccio sempre più specifico, in stretta connessione con le più significative teorie disciplinari. Valia Allori, Mauro Dorato, Federico Laudisa e Nino Zanghì propongono un’Introduzione ai fondamenti e alla filosofia della fisica che discute i più recenti apporti della fisica soprattutto in ambito relativistico e quantistico. Gli autori testimoniano con la propria formazione professionale la pertinenza di un’epistemologia che vive di un doppio specialismo, insieme fisico e filosofico: Allori e Zanghì sono fisici con propensioni filosofiche, mentre Dorato e Laudisa sono filosofi che hanno maturato studi in fisica e in matematica.
Il volume, di taglio prevalentemente analitico, intende porsi nel solco del rinnovamento della tradizione della “filosofia naturale”, nata con Galilei, e percorre il rapporto tra fisica e filosofia in una doppia direzione: da un lato ricerca nelle teorie fisiche più consolidate la possibile soluzione di problemi tradizionali della filosofia della natura (relativi a spazio, tempo, materia, causalità), provando «a rendere esplicite le presupposizioni filosofiche che sono comunque presenti nell’interpretazione che i fisici danno del formalismo matematico»; dall’altro si interroga su come la filosofia dovrebbe confrontare le proprie teorie con i risultati della fisica, richiamandosi al «rigore della migliore tradizione filosofica [che] viene impiegato per interpretare le teorie fisiche» (p. 10). Si può riconoscere in tale impegno la proposta originaria dell’epistemologia novecentesca che – da Moritz Schlick, ad Hans Reichenbach, a Gaston Bachelard - ha inteso “tradurre” i problemi gnoseologici tradizionali nel linguaggio delle nuove teorie fisiche, teoria della relatività e meccanica quantistica per l’appunto. Il libro, come dichiarano gli autori, «non presuppone una formazione scientifica sofisticata, e si rivolge idealmente a fisici e filosofi curiosi l’uno del campo dell’altro» (p. 11), ma appare più probabile il primo caso che non il secondo, anche perché l’abbandono del vezzo diffuso di eliminare il formalismo matematico rende più difficoltosi alcuni passaggi più tecnici (che tuttavia si possono tralasciare nella lettura).
Muovendo da un «punto di partenza decisamente realistico» (p. 10) gli autori rendono conto della dimensione filosofica delle argomentazioni dei fisici, mettendo in risalto il loro rapporto con il formalismo matematico.
Il libro si divide in quattro capitoli, nei quali gli autori hanno rispettato le reciproche competenze.
Dorato affronta le questioni connesse ai concetti di spazio e tempo nelle teorie relativistiche (La filosofia dello spazio e del tempo), sviluppando un tema già trattato con Giovanni Boniolo nel saggio Dalla relatività galileiana alla relatività generale, in G. Boniolo (a cura di), La filosofia della fisica, Mondadori, Milano 1997, pp. 5-167.
L’autore divide la trattazione in relazione a tre problemi: il problema ontologico della natura dell’esistenza dello spazio-tempo; il problema epistemologico della distinzione tra fatti e convenzioni; il problema filosofico del divenire temporale.
In merito al primo problema vengono messe a confronto la concezione “relazionista”, secondo la quale lo spazio e il tempo sono solo relazioni tra eventi e corpi, e la concezione sostanzialistica, che prevede l’esistenza indipendente di spazio e tempo rispetto ai corpi fisici. La soluzione adottata si configura come un «realismo spaziotemporale di tipo strutturale» (p. 128) e pone in un rapporto di continuità la filosofia dello spazio-tempo di Newton con lo spazio-tempo della relatività generale, riconoscendo tuttavia che quest’ultima, eliminando il concetto di forza, ha definitivamente “deantropomorfizzato” la fisica. Il problema filosofico del divenire temporale assume per Dorato un valore sintetico rispetto agli altri due, in quanto tocca la questione ontologica della realtà del tempo e insieme quella del confine tra la realtà oggettiva e le nostre costruzioni mentali.
Zanghì si sofferma sul concetto di probabilità statistica in termodinamica (I fondamenti concettuali dell’approccio statistico in fisica), a partire dalle ricerche di Boltzmann sulla teoria atomica dei gas. La trattazione affronta la nozione di tipicità dell’equilibrio termodinamico e quella del problema della freccia del tempo, ovvero della direzionalità dei processi fisici in ordine a grandezze irreversibili. Risulta interessante la notazione sulla continuità tra la moderna teoria dei sistemi dinamici complessi e lo studio, da tempo diffuso, delle equazioni differenziali che descrivono le condizioni iniziali di un sistema deterministico.
Lo stesso Zanghì, insieme ad Allori, propone nel terzo capitolo (Un viaggio nel mondo quantistico; il più ampio del volume, pp. 229-394) un piccolo manuale sui fondamenti della meccanica quantistica, che contempla le sue principali interpretazioni e si sofferma sugli approcci più recenti, come quello proposto da Gian Carlo Ghirardi, Alberto Rimini e Tullio Weber nel 1985, che interpreta la legge unitaria di evoluzione dello stato quantico e il collasso della funzione d’onda come casi limite.
Zanghì e Allori appoggiano una prospettiva realistica che accetta una «ontologia primitiva» dei fenomeni quantistici, che attesta «ciò che fondamentalmente esiste secondo la teoria» (p. 388).
Infine Laudisa tematizza la riflessione sulla causalità alla luce della fisica del Novecento (La causalità in fisica), sulla scia di un volume recente (Causalità. Storia di un modello di conoscenza, Carocci, Roma 1999). Vengono esaminate le teorie probabilistiche della causalità, che «prescrivono che una causa non determini l’occorrenza dell’effetto ma ne aumenti la probabilità» (p. 399), con particolare riferimento alle tesi di Reichenbach.
La divaricazione fra la concezione della causalità come aspetto oggettivo degli eventi di natura e quella che la intende come una categoria della mente viene risolta alla maniera di Hume, riconoscendo il carattere costitutivo della relazione tra causa ed effetto nella razionalità umana e giustificando l’induzione come qualcosa che «si impone su di noi come un sentimento originario profondamente radicato in quella contingente struttura fisica che è la nostra mente» (p. 423).
Il volume, dotato di un utile indice analitico, risulta efficace per il notevole aggiornamento tematico e per l’indiscutibile privilegio dedicato alla tradizione analitica. Esso mantiene però il vezzo dell’anglofilia, fino a citare in bibliografia opere prevalentemente di lingua inglese, trascurando del tutto l’epistemologia francese, che pure con Henri Poincaré, Louis De Broglie (citato soltanto per la sua nota relazione al Congresso Solvay del 1927, in inglese), Bachelard e ora con David Ruelle (citato per la traduzione italiana di Hasard et chaos, O. Jacob, Paris 1991) e Roland Omnès (anch’egli citato per un solo articolo in inglese del 1988, a fronte dei suoi più ampi contributi in meccanica quantistica – come Introduction à l’étude des particules élémentaires, Èdiscence, Paris 1971 – e opere di sintesi più generali, come L’univers et ses métamorphoses, Hermann, Paris 1973 e Philosophie de la science contemporaine, Gallimard, Paris 1994), ha fornito un suo originale contributo alla filosofia della fisica, oltre che consegnare letture e argomenti ai principali protagonisti dell’empirismo logico.

PUBBLICATO IL : 20-03-2006
@ SCRIVI A Gaspare Polizzi
 

www.giornaledifilosofia.net - rivista elettronica registrata - ISSN 1827-5834