Questo volume raccoglie gli interventi di una conferenza, dal titolo “Sogno e sogni. Natura, storia, immaginazione”, del Centro Fiorentino di Storia e Filosofia della scienza, in collaborazione con la Società Italiana di Scienza e Letteratura (SISL), tenute presso il Gabinetto scientifico letterario G.P. Viesseux.
L’intento della curatrice, Mimma Bresciani Califano, è di esporre le indagini sul rapporto tra la verità e le fantasia onirica. Il sogno ha assunto, dall’antichità ad oggi, diverse funzioni e valori secondo le epoche e le strutture sociali. Diventa, perciò, necessario fare il punto su questo prodotto mentale in cui si raccolgono esperienze e ricordi, per approfondire la conoscenza del soggetto, soprattutto in senso filosofico.
Il primo saggio, “Somnium Kepleri: pensare, inventando sogni”, è di Paolo Rossi, il quale introduce il suo argomento con qualche breve accenno ai turbamenti, alle dissonanze e ai dubbi dei poeti metafisici seicenteschi (John Donne) sulla rivoluzione copernicana. Al contrario, per lo scienziato Keplero, questa scoperta fu come «l’accendersi improvviso di una luce» (pag. 4). Scrive, infatti, il saggio-racconto del Somnium nonostante sua madre venga processata per stregoneria, e la chiesa rimanga ottusa ai suoi studi con Tycho Brahe, che confluiranno nell’Harmonices mundi. Keplero, al termine di questa disquisizione dialogica (i cui protagonisti sono Duracoto – il suo alter ego, che rappresenta la scienza che si genera dall’ignoranza –, lo Spirito o Demone e Fiolxhilde – alter ego, invece, della madre di Keplero –) interpreta tutto il suo lavoro secondo il metodo delle associazioni e delle analogie simboliche, apponendo delle note in cui «si comporta e insieme non si comporta come se il suo sogno fosse reale» (pag. 12). Paolo Rossi conclude, giocando di nuovo sulla ‘doppia’ natura del sogno (reale-fantastico, vero-simbolico) che, nel rivolgere il suo sguardo ambiguo, da una parte, ci fa lettori o protagonisti di mondi impossibili, ma dall’altra ci spinge a ridurre i nostri limiti soggettivi: «forse alcuni dei sogni che vengono raccontati come sogni, ma che non sono stati effettivamente sognati, valgono a ridurre, come Freud pensava dei sogni effettivamente sognati, le forze della censura» (pag. 14).
“Sogno e profezia”, di Mario Miegge, affronta la dimensione onirica in rapporto alla profezia, tracciandone una storia che parte dal sogno di Atossa, ne I Persiani di Eschilo, fino al discorso pronunziato da Martin Luther King a Washington nel ’63, scandito dal famoso motto «I have a dream». L’intervento si tiene insieme intorno alla possibilità di collegare, o ricondurre, la realtà immaginata nel sonno con la realtà empirica. La figura del profeta (navì), in particolare, annunciando la volontà di Dio (kerygma) tramite il carisma (la facoltà di creare immagini per elezione divina) dei loro sogni ha parlato al popolo per istruirlo eticamente e predicato ai sovrani pagani in maniera edificante, perché «nella veduta apocalittica del giudaismo post-esilico, la predizione si stacca dagli avvenimenti immediati e si trasforma in uno schema teologico-politico della storia del mondo […] capovolta dall’azione eversiva della pietà messianica». Dopo che Spinoza impoverì la «predizione di eventi futuri» a segno (cap. II, Trattato teologico politico), le Rivoluzioni, che hanno minato le basi stesse di ogni filosofia della storia (cioè visione della storia come un unicum), hanno richiamato a un impegno civile responsabile, usando il linguaggio del sogno profetico-politico.
Il saggio forse più interessante del volume è “Il sogno razionale e il genio romantico” di Fabrizio Desideri, che riguarda il sogno nel suo passaggio dall’Illuminismo al Romanticismo. Partendo dal nesso tra immaginazione (Einbildungskraft) e sogno, nel quale sembra sospendersi l’attività di giudizio (Urteil) della ragione, nel bellissimo testo dell’Antropologia pragmatica, Kant crede che debba esserci qualche affinità tra immagini artistiche e oniriche, altrimenti il sonno somiglierebbe in tutto e per tutto alla morte. Inoltre, se è possibile rintracciare una qualche coscienza che le fondi, di che tipo di coscienza si tratta? In questa operazione, Desideri vede ridisegnarsi il rapporto tra Io e coscienza e tra Io e natura, affrontato nelle speculazioni romantiche. Tuttavia, Novalis, Eichendorff, Brentano e quel che rappresentano, commettono l’errore di confondere sogno e veglia, con tre ordini di conseguenze: «1) un modello ironico-allegorico del rapporto tra coscienza, immaginazione e sogno; 2) un modello direttamente simbolico, che stabilisce una corrispondenza immediata tra mondo onirico e mondo naturale; 3) un modello, che in mancanza di meglio, potremmo chiamare ‘fiabesco’ ed è proprio quello indicato nell’idea di ‘sogno razionale’» (pag. 71). A queste tre vie l’autore fa corrispondere, rispettivamente, tra esponenti romantici: Richter, Schubert (Heinrich), Novalis. Dei tre non spetta a noi dire chi sia il più moderno, ma «per chi si è interrogato su questa ostinata resistenza dell’immagine onirica, della sua pura forma – una resistente persistenza che vale più d’ogni interpretazione, se puramente intuita-inseguita dal nudo intelletto – niente del mondo della coscienza è, però, più come prima» (pag. 80).
Abbandonando la filosofia, possiamo affermare che la scienza cognitiva ritiene che il sogno elabori il materiale sensibile delle ore di veglia in una riorganizzazione narrativa. La neurobiologia, che sarebbe inutile se tentasse un approccio scientifico alla parte affettiva e desiderativa, si occupa della ‘fenomenologia del sogno’, studiando il passaggio dallo stato cosciente a quello incosciente in termini neurochimici, neurofisiologici, neuroanatomici. Raccontare, quindi, il sogno, secondo Laura Bracco, autrice di “Le basi neurobiologiche del sogno”, può essere un mezzo molto utile a chiarire questa fase. Le ultime ricerche hanno mostrato che le immagini oniriche, che ci appaiono così caotiche, in realtà sono allucinazioni visivo-motorie così vivide da richiedere la nostra partecipazione. Trasformazioni, sinestesie ed altri tipi di ri-associazione degli elementi della memoria avvengono, talvolta, secondo canoni continuati, per cui non appare impossibile trovare nel racconto «una coerenza interna, al di là di un’evidente incoerenza» (pag. 118). Il modello culturale freudiano, da cui la stessa neurobiologia si chiama fuori, suggerisce il Sistema Nervoso (SN) a difesa della psiche dagli agenti esterni, i quali, apportando una quantità di energia maggiore del necessario nel nostro sistema di riferimento privilegiato (il corpo), devono essere scaricati nelle più diverse manifestazioni. Il sogno contiene molte di queste energie represse che, ristagnando nella censura, danno vita all’incoerenza di cui parlavamo, che, dunque, altro non sarebbe che «il camuffamento di un significato latente» (pag. 119). Gli interscambi sogno-corpo fisiologico sono, quindi, alla base della correlazione mente/cervello, in complessi dinamici molto articolati ancora da analizzare.
Seppur non citati, alcuni altri saggi -- come “Il sogno nella grecia antica” di Carlo Brillante o “Storie gotiche: sogni, incubi e visioni” di Mirella Billi – avrebbero meritato menzione per lucidità e forza retorica, ma avremmo dovuto soffermarci troppo a lungo. In conclusione, però, il volume, pur nella sua andatura all’apparenza frammentata, si lascia scorrere con chiarezza più che buona. I saggi formano una raccolta, al di là del contenuto, organica nel loro linguaggio specializzato ma non esclusivo. Inoltre, la disposizione dei singoli interventi avviene con un ordine per ambiti scientifici argomentativi che consentono una comprensione graduale. |