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Il seminario di Davos: Heidegger e Cassirer, l’originario ed il mondo storico-spirituale
La teoria dell’immaginazione in Kant. Dalla verità intemporale al mondo storico (Prima parte)
di Fausto Fraisopi

Quando si parla di immaginazione in Kant è quasi naturale, anzi doveroso, menzionare il dibattito tra Heidegger e Cassirer, come se esso – e soprattutto gli antefatti che lo definiscono – rappresentino addirittura una delle fasi di elaborazione della teoria dello schematismo, quasi ne costituiscano, a più di un secolo dalla morte di Kant, l’estrema propaggine, il momento in cui la dottrina dello schematismo inizia a ri-pensarsi coscientemente. Se quindi non si può non pensare lo schematismo senza ri-pensare il dibattito di Davos, non si deve tuttavia farsi inibire ai presupposti storici, culturali, speculativi che lo animano, perché, proprio per ripensare lo schematismo, si deve anche e soprattutto far chiarezza sullo status quaestionis del dibattito stesso, necessariamente determinato dal punto di vista storico. E’ quella stessa caratterizzazione storica − pur sempre legata alla constingenza ed alla storicità dei progetti filosofici − che orienta, innanzitutto, l’analisi heideggeriana. Tutto ciò non significa, innanzitutto, muovere ad Heidegger la consueta, potremmo dire anche banale, obiezione filologica, storico-filosofica, a cui, in sostanza, ha già esaurientemente risposto. Si legga quanto detto nella Prefazione alla seconda edizione di Kant und das Problem der Metaphysik:

“Di continuo ci si scandalizza per le forzature che si ravvisano nelle mie interpretazioni, e questo scritto può servire molto bene a documentare questo tipo di accuse. Si può perfino dire che gli storici della filosofia hanno ragione quando rivolgono quest’accusa contro quelli che vorrebbero promuovere un dialogo di pensiero tra pensatori. A differenza dei metodi della filosofia storica che ha il suo proprio compito – prosegue Heidegger – un dialogo di pensiero è soggetto ad altre leggi che sono più vulnerabili. Nel dialogo è più alto il rischio dell’errore, e sono più frequenti le mancanze”.

Se si trattasse tuttavia solo di errori concernenti la rigorosa interpretazione (quale altra può d’altronde esistere) storico-filologica, se si trattasse cioè di mancanze impercettibili, precisazioni non fatte, piccole quisquiglie tralasciate, l’interpretazione heideggeriana rimarrebbe valida perlomeno nella sua linea generale e, soprattutto, salda, granitica, nella sua impostazione speculativa di fondo. La situazione sarebbe viceversa più complicata se Heidegger mancasse anche l’inquadramento della “lettura speculativa”, impostando non un dialogo – sempre necessariamente bilaterale – quanto piuttosto un monologo, necessariamente autoreferenziale! Per comprendere se ed in che modo tutto ciò avvenga bisogna innanzitutto scrutare ciò che avviene in quello che fino ad ora è l’interlocutore di un dialogo solo presunto, il poderoso e complesso impianto argomentativo heideggeriano...

 

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Nota: il presente articolo è la prima parte di un saggio, articolato in tre articoli, che intende interpretare il ruolo dell’immaginazione nella costituzione di un’antropologia trascendentale che pensi l’uomo come agente e vivente nella storia. L’esito (o uno degli esiti più importanti) della definizione di un’antropologia critico-trascendentale è proprio quello di dischiudere al soggetto un orizzonte storico (cosmopolitico), in cui deve e non può non agire. Questa dimensione essenziale della soggettività si radica nelle sue possibilità/potenzialità [Fähigkeiten] giudicative, incontrando perciò necessariamente l’immaginazione come condizione sensibile del giudizio. La relazione tra immaginazione – come appartenente alla facoltà di giudizio – e la possibilità, da parte del soggetto, di pensarsi in un orizzonte storico, è allora molto più essenziale di quanto prima facie non appaia.
Per dipanare il groviglio di problemi inerenti al tema dell’immaginazione, al fine cioè di separare il tema specificamente kantiano da interpretazioni spesso fuorvianti, sebbene fondamentali, verranno innanzitutto presi in considerazione l’interpretazione heideggeriana ed il seminario di Davos, in cui questa si scontra con quella cassireriana. Sarà la posizione di Cassirer a suggerire – pur senza esaurirlo – l’orientamento interpretativo di una funzione anche “storica” dell’immaginazione e della Urteilskraft nel pensiero kantiano. In un secondo momento si fornirà un’esposizione dell’evoluzione storica del problema dell’immaginazione, al fine di comprendere la distanza antropologica della teoria kantiana dell’immaginazione dalla tradizione metafisica precedente. Nell’ultimo articolo, si cercherà di delineare in che senso la svolta kantiana nella lettura dell’immaginazione (e della soggettività) precluda al concepimento del rapporto tra soggettività e storia, come “agire nell’orizzonte della storia”...

PUBBLICATO IL : 27-04-2008
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Tema
Immaginazione
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