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Russell on what there isn't di Gregory Landini
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In an amusing opening to his influential paper “On What there Is,” Quine writes: “A curious thing about the ontological problem is its simplicity. It can be put in three Anglo-Saxon monosyllables: ‘What is there?’ It can be answered, moreover, in a word—‘Everything’—and everyone will accept this answer as true... this opening, is that it is so very far from Russell’s views on the nature of ontology. |
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Particolari, proprietà, relazioni e stati di cose di Francesco Orilia
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La realtà si presenta strutturata sulla base di enti classificabili come oggetti particolari, proprietà, relazioni e stati di cose (fatti). Secondo un punto di vista che potremmo chiamare universalismo, difeso autorevolmente negli ultimi decenni da D. M. Armstrong, le proprietà e le relazioni sono universali, ossia sono capaci di essere oggettivamente condivise, a differenza dei particolari, da enti distinti e quindi di occorrere in un certo senso in luoghi diversi nello stesso momento. Inoltre, esse sono capaci di combinarsi con oggetti in modo da generare stati di cose, intesi come enti complessi. |
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Categorie di Roberto Poli
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Riprendo da Kant l'idea che la filosofia, a differenza della matematica, non inizia impostando una definizione, ma casomai arriva a proporre una parziale definizione a conclusione di un percorso di analisi. D'altra parte, come si potrebbero definire i quadri di analisi più generali? Per poterlo correttamente fare dovremmo disporre di ambiti di riferimento ancora più generali... |
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Il sacro e il profano (da «Lettera internazionale» n. 93 – III Trimestre 2007) di Roger Caillois
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Si sa che l'ascetismo è la via che porta
alla potenza. Un individuo resta volontariamente al di qua delle sue possibilità giuridiche o materiali, si astiene dalle azioni che pure le leggi o le sue forze gli permetterebbero
e conserva così un certo margine, sempre
in crescita, tra ciò che potrebbe fare di diritto e di fatto e ciò di cui si accontenta: ed ecco che ogni privazione, ogni rinuncia si ritrova, nel mondo mitico, a suo credito, assicurandogli un margine corrispondente di possibilità
soprannaturali... |
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Se il Dio si nasconde: la decostruzione del cristianesimo Conversazione con Jean-Luc Nancy (da «Lettera internazionale» n. 71 - I Trimestre 2002) di Sergio Benvenuto
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Sotto il titolo di decostruzione del cristianesimo tento di avviare un lavoro di analisi interna del cristianesimo e, attraverso il
cristianesimo, in un senso più generale, del monoteismo. Si tratta di scomporre,
decostruire gli elementi di cui è costituito il cristianesimo per domandarsi se nel cuore della costruzione, nelle giunture dei diversi elementi del cristianesimo non si possa cogliere il principio che ha esercitato una funzione di strutturazione di tutta la civiltà occidentale, e che tuttavia non coincide con il cristianesimo, non si confonde con esso... |
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Dal soggetto senza tempo all'individuo storico La teoria dell’immaginazione in Kant. Dalla verità intemporale al mondo storico (Terza parte) di Fausto Fraisopi
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La messa in questione del ruolo dell’immaginazione in Kant e della lettura che essa riceve in Heidegger (e Cassirer) dischiude un ampio orizzonte di questioni, tra cui quella più propriamente storico/filosofica, la cui ricognizione rivela il carattere fondamentale di rottura della concezione kantiana. Infatti, contrariamente a quanto pensasse Heidegger, l’immaginazione assolve ad una funzione molto più radicale di quanto non sia una originale (e più meditata) riproposizione del criterium veritatis come adaequatio rei et intellectus... |
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