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Democrazia e progetto di autonomia Intervista a Cornélius Castoriadis (da «Lettera internazionale» n. 95 - I Trimestre 2008) di Olivier Morel
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Lettera internazionale è l'unico periodico culturale autenticamente sovranazionale, in quanto può contare, oltre all'edizione italiana, anche su altre quattro edizioni pubblicate in altrettanti paesi europei nelle rispettive lingue. Da più di vent'anni, al di là delle specializzazioni accademiche, autori illustri e di diversa appartenenza culturale sono impegnati in questo ambizioso progetto culturale: dalla letteratura alla scienza, dalla politica alla storia, dalla musica alle arti figurative.
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La filosofia e il pathos della tragedia Intervista a Dennis Schmidt di Cristina Guarnieri
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Ci sono molte vie che possono spingere qualcuno verso la filosofia: durante i miei anni di insegnamento mi sono accorto che le più diffuse passano attraverso le scienze, la religione o la politica. Per quanto mi riguarda, il mio percorso personale ha attraversato diversi stadi... |
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Intervista a Mario Tronti I filosofi e la politica/7 di Giorgio Fazio
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Fare un discorso sulla democrazia è operazione sempre molto difficile. Mai come in questo ambito, infatti, la teoria si scontra con la realtà; i concetti riguardanti la storia del problema si introducono nei processi reali in modo contraddittorio, e si assiste ad un intreccio ambivalente tra teoria e prassi che deve essere dipanato, per chiarire anche solo preliminarmente i termini della questione... |
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Il testamento del nome. Venti volte Breton di Valerio Magrelli
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Il titolo di questo intervento si riferisce al paradossale impiego cui André Breton sottopose il proprio nome in un testo poetico del 1923. In particolare, si cercherà di esaminare il modo in cui l'autore perseguì l'intento di disinnescare la potenza individuante del patronimico, mettendo così in crisi il ruolo di firmatario. Estremamente ampio è l'orizzonte teorico in cui si situa la sua riflessione… |
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La traduzione culturale come progetto etico-politico di Vania Baldi
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È decisamente plausibile pensare che il destino di quella che Edgar Morin chiama terra-patria, come quello stesso della maniera in cui la abitiamo, trovi uno spartiacque precipuo nella capacità di fare i conti con una logica ossessiva e possessiva dell’appartenenza, sia essa intesa nella sua declinazione politica o religiosa, sessuale o etnica, geografica o economica... |
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